lunedì 3 giugno 2024

Le operazioni militari dopo l’8 settembre 1943

Cefalunews, 14 febbraio 2014

Dopo la vittoriosa Campagna in Nord Africa, gli Alleati si rivolsero verso l’Italia, definita dal Primo Ministro inglese Winston Churchill, il ventre molle dell'Asse. Terminata l’operazione Corkscrew, la Sicilia fu l’altro obiettivo da perseguire. 

Il 10 luglio 1943, soldati anglo-americani sbarcarono nell’isola conquistandola in poche settimane. Intanto, il 25 dello stesso mese Benito Mussolini era stato deposto e il suo successore, il Generale Pietro Badoglio chiese la pace che fu firmata il 3 settembre 1943. Nel frattempo gli Alleati proseguirono il loro avanzamento con gli sbarchi in Calabria, Taranto e Salerno. 

L’offensiva proseguì gradualmente verso nord, e dopo la conquista di Napoli, nel dicembre 1943 gli Alleati raggiunsero Montecassino, un possente baluardo tedesco e lì saranno impegnati in una dura guerra di posizione. 

Chiediamo al Colonnello Mario Piraino, Storico Militare, quali furono gli avvenimenti successivi il giorno 8 settembre 1943.

Dopo l’armistizio tra le forze armate italiane e gli angloamericani, stipulato a Cassibile il 3 settembre, la pressione bellica degli alleati si sviluppò con lo sbarco a Reggio Calabria lo stesso giorno (Operazione “Baytown”), l’annuncio dell’armistizio da radio Algeri giorno 8 settembre ed il contemporaneo sbarco a Salerno, (Operazione “Avalanche”), e subito dopo a Taranto il 9 settembre (Operazione “Slapstick”). 

Successivamente, le operazioni militari continuarono in quella che da molti venne denominata: “la campagna d’Italia” che comprendeva l'insieme delle operazioni militari condotte dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale, dal settembre 1943 al maggio 1945 per liberare l’Italia dalle forze nazi-fasciste e contemporaneamente tenere impegnare sul fronte italiano una consistente parte dell’esercito tedesco, sottraendo importanti energie belliche ad altri scenari di guerra (Fronte russo, Normandia ecc). 

Tra i tanti tragici episodi di distruzione che hanno funestato la storia d’Italia, non possiamo dimenticare che in questi giorni ricorre il settantennale anniversario della distruzione di Montecassino, Cassino e dei paesi coinvolti nella Linea Gustav dal settembre del 1943 al maggio del 1944. 

Per ricordare tali fatti, e stato anche realizzato sul web un museo virtuale denominato Historiale (http://www.historiale.it) che è divenuto il luogo di riferimento permanente nel territorio e che è legato al tutti gli altri comuni (36) con il Gran Percorso della Memoria. 

Oggi noi vogliamo ricordare alcuni dati significativi di quegli eventi: la guerra di posizione sulla linea “Gustav” durò 5 mesi, e complessivamente vide l’impiego di 1.600 cannoni e cioè 50 cannoni per ogni cento metri dei 32 chilometri di fronte, vennero impiegati disastrosi bombardamenti aerei e carri armati, in realtà, quando caddero le bombe nel sacro cerchio dell’abazia, distruggendo una ingente parte del patrimonio artistico, all’interno non cerano tedeschi, che arrivarono dopo ed occuparono le macerie, dove la superiorità tecnologica degli alleati contava poco. 

Con gli alleati combattevano anche truppe indiane, sudafricani, neozelandesi, belgi, canadesi, nepalesi, senegalesi, brasiliani e polacchi, francesi (tunisini, algerini e marocchini). 

Non possiamo dimenticare che le truppe francesi marocchine, comandate dal generale Alphonse Juin, che aveva partecipato alla battaglia di Monte Cassino, subito dopo si resero protagoniste di innumerevoli crimini di guerra, con stupri in massa di civili italiani tra cui preti, suore e bambini, e per questo allontanati dal fronte a seguito dell’intervento del Vaticano. Non mancò in questa battaglia la partecipazione degli italiani su entrambi i fronti. 

Da una parte i giovani fascisti che dopo l’8 settembre avevano aderito alla Repubblica Sociale Italiana che combattevano spesso con equipaggiamento tedesco, e dall’altra parte gli italiani del nuovo esercito “cobelligerante” che comprendeva i veterani che dopo l’8 settembre si erano salvati dalla deportazione nazista ed i nuovi arruolati del Reggio Esercito del Sud. 

Mi sembra opportuno ricordare che, a Brindisi, dove si era insediato il Re, uno dei primi atti del governo del Sud, fu quello di costituire un esercito, utilizzando tutto quello che si era salvato dopo l’armistizio e la fuga da Roma. 

In tal modo si ebbe la costituzione del nuovo esercito che all’inizio aveva la consistenza di una brigata con mezzi di trasporto e per questo denominato: “I° Raggruppamento motorizzato”, e, su sollecitazione degli alleati, finalmente, la dichiarazione di guerra alla Germania in data 13 ottobre 1943, dopo un mese dall'armistizio. 

Il Re e Badoglio speravano che questo avrebbe potuto evitare all’Italia le severe clausole della resa senza condizioni che per semplice eufemismo, venne chiamata armistizio. Si puntava ad ottenere lo status di “alleati”, ma gli alleati accettarono la partecipazione dell'Italia alla guerra semplice come “cobelligeranti”. 


Il 28 settembre Umberto di Savoia, passò in rassegna le nuove forze armate italiane comprese nel 51° Raggruppamento motorizzato che disse: “aver ottenuto dagli alleati l’onore di entrare in guerra al loro fianco”. Il rinato esercito italiano ebbe il battesimo del fuoco a Montelungo (8 – 16 dicembre 1943) e poi nelle quattro battaglie di Monte Cassino. 

Le operazioni militari nella zona di Monte Cassino, come già detto, si conclusero nel maggio del 1944. Fu una grande carneficina, alla fine, oltre alla distruzione del patrimonio artistico, si contarono tra i due schieramenti oltre 220.000 vittime di cui almeno un terzo dei caduti delle truppe anglo americane vittima del “fuoco” amico.

Si ringrazia per le indicazioni e iconografiche il Colonnello Mario Piraino, Storico Militare.

Foto di copertina: Il Principe Umberto in visita al Generale Anders  Comandante del 2° Corpo d'Armata 4 maggio 1944.

Giuseppe Longo

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