domenica 9 giugno 2024

La difesa costiera di Termini Imerese nella Prima guerra Mondiale

Cefalunews,  16 novembre 2014  

Nel periodo della Grande Guerra divenne essenziale difendere i litorali italiani dall’aggressione nemica. A fronteggiare questa minaccia oltre alle navi da guerra furono utilizzati anche i Treni Armati o per meglio dire le “navi da guerra su rotaie”. 

Questi convogli, governati interamente da marinai e fortemente voluti dall’Ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel, ebbero in dotazione artiglierie con bocche di fuoco di differente calibro, secondo il tratto di costa che bisognava sorvegliare. 

Il primo treno ebbe il suo battesimo del fuoco nel 1915 lungo il litorale adriatico, e lo fece per difendere il suolo italiano dal fuoco aero-navale austriaco. 

In Sicilia, la difesa territoriale delle coste ricadenti nella provincia di Palermo fu affidata al controllo di guarnigioni che presidiarono per l’appunto un territorio suddiviso in due settori di comando. 

La città di Termini Imerese ebbe il proprio settore di comando all’interno della Caserma La Masa. 

Abbiamo chiesto al Generale di Brigata Mario Piraino di parlarci della difesa costiera di Termini Imerese nella Prima guerra Mondiale.

«La difesa territoriale delle coste della provincia di Palermo, nel periodo della Prima Guerra Mondiale era suddivisa in due settori ed era assicurata da 57 torri di avvistamento costiero e da 4 castelli. Le postazioni militari dotate di alloggiamenti per l’accasermamento della guarnigione, spesso in baracche di legno, erano presidiate da drappelli di soldati che muniti di binocoli e cannocchiali, con rigorosi turni di guardia, scrutavano il mare, dall’alba al tramonto. 

I posti di avvistamento erano collegati tra loro e con i Comandi della difesa territoriale, per mezzo di apparecchi telegrafici. Il Comando di settore, era sempre strategicamente collocato in modo baricentrico rispetto al territorio costiero da controllare; e assicurava il vettovagliamento del personale, la sostituzione con i rincalzi e, in caso di emergenza, inviava rinforzi con militari a cavallo dotati di mitragliatrice e munizioni di riserva, someggiate su muli e di artiglieria ippotrainata. 

Tale Comando, a Termini Imerese era dislocato all’interno della Caserma La Masa, ed era costituito da un battaglione di fanteria, con un distaccamento a Termini bassa, nei pressi di via Artese, detta anche “via dei Soldati”. Il distaccamento di Termini bassa, in un primo tempo, era preposto al controllo dei magazzini di ammasso del grano e delle derrate alimentari da imbarcare per il fronte e aveva anche personale del Genio Telegrafisti addetto alla gestione del Regio Telegrafo che si trovava nei pressi di Piazza Crispi. 

Nella provincia di Palermo, il Comando Militare Territoriale preposto alla difesa costiera comprendente le zone che andavano da Balestrate a Finale di Pollina, era dislocato nell’attuale sede di Palazzo dei Normanni, insieme al Comando Territoriale della Sicilia; mentre il grosso della truppa era accasermato nei pressi del molo, all’interno della Caserma Garibaldi (ex caserma borbonica dei Quattro Venti). Il I° Settore della difesa costiera era compreso tra Balestrate e Bagheria con 34 torri di avvistamento. Il II° Settore, presumibilmente, si estendeva da Finale di Pollina a Mongerbino. 

Lungo tutta la costa tirrenica, la difesa territoriale era assicurata da 23 torri di avvistamento, di antica fattura, non tutte presidiate in modo permanente. 

In questi termini, si segnalano come spunto per ricerche da approfondire le seguenti località costiere: Torre Finale, Torre Ammazzagatto, Torre Raisigerbi e Torre Chianche nella zona di Pollina; Torre Sant'Ambrogio, Torre Calura, Torre del Grugno, Torre Santa Lucia e Torre Settefrati nella zona di Cefalù, Torre Tonda e Torre Pastine nella zona di Lascari; Torre di Buonfornello, Torre Battilamano e Torre di Cala Secca nella zona di Termini Imerese; Torre di San Nicola l'Arena (Le Torri) nel Comune di Trabia; Torre delle Mandrie, Torre Colonna e Torre Milicia nel territorio di Altavilla Milicia, Torre del Gallo, Torre Sperlinga, Torre di Sant'Elia e Torre di Capo Zafferano nel territorio di Santa Flavia, Torre di Capo Mongerbino nel Comune di Bagheria. Inoltre, questo settore difensivo poteva avvalersi, lungo la costa, di 4 castelli (Cefalù, Termini, Trabia e San Nicola), presidiati da militari della Fanteria Territoriale. 

Questi soldati erano armati con fucili Carcano Modello 91. Il Carcano 91 era un fucile a otturatore girevole-scorrevole adottato dal Regio Esercito italiano nel 1891 che adesso adottava il nuovo piccolo calibro di 6,5 x 52 mm Mannlicher-Carcano. 

Quindi, i militari di truppa utilizzarono il Fucile Carcano Modello 91, calibro di 6,5 x 52 mm Mannlicher-Carcano. Mentre ufficiali e sottufficiali utilizzarono a loro scelta o la pistola a tamburo modello “Bodeo” oppure la pistola automatica Beretta, (a quel tempo, il personale in servizio permanente, acquistava in proprio l’arma corta). 

Non credo sia arduo supporre che, nei pressi della Stazione di Termini Imerese, in modo baricentrico rispetto alla linea di costa da sorvegliare, in funzione di fuoco antinave, stazionasse un antesignano treno militare con alcuni pianali su cui forse erano montati cannoni di artiglieria navale da 57 mm o da 76 mm. oppure da 120 mm. All’armamento si aggiungeva anche qualche mitragliatrice Fiat-Revelli (Mod.1914 cal. 6,5 raffreddata ad acqua), quest’ultima in funzione contraerea, utilizzando il "sostegno contraereo tipo Valente. 

Infatti, è noto a tutti che sin dal maggio 1915, con l’inizio delle ostilità, la Regia Marina attivò una serie di treni armati, equipaggiati con cannoni navali di piccolo e medio calibro, in una prima fase realizzati per operare sulla linea ferroviaria adriatica. A tale scopo, la Direzione di Artiglieria e Armamenti del Regio Arsenale Marittimo di La Spezia nel 1915 allestì carri di servizio muniti di cannoni antiaerei e mitragliatrici di piccolo calibro, utilizzando carri pianale tipo POZ delle Ferrovie dello Stato, modificati e rinforzati. I pianali Poz erano dotati di quattro martinetti manuali che alla messa in batteria venivano abbassati sulla massicciata. 

Gli stessi addetti alle ferrovie erano stati velocemente militarizzati e posti agli ordini dei vertici dell'Esercito preposti al servizio, movimento dei treni. Furono anche poste sotto osservazione tutte le gallerie, i ponti e lo scalo di diramazione di Fiumetorto, al fine di garantire la perfetta efficienza di questa insostituibile risorsa logistica.  

A quel tempo, pattuglie di Milizia Territoriale e del personale in servizio alle linee effettuavano ispezioni giornaliere e verificavano le condizioni dei binari (che sovente dovevano essere sostituiti a causa delle notevoli sollecitazioni imposte dal transito costante delle “tradotte” militari). Non è una novità che, durante la prima guerra mondiale, i settori costieri serviti da linee ferroviarie litoranee ebbero un’efficace difesa litorale mobile con treni armati. 

A ciascun convoglio era assegnato un settore di copertura di circa 60 km di litorale ed esso stazionava solitamente in una stazione o in galleria nella zona centrale del settore, in modo da poter raggiungere la zona d'intervento nel minor tempo possibile. Poi arrivarono anche i prigionieri austroungarici da gestire e impiegare come manodopera, ma questa è un’altra storia che merita di essere approfondita!»

Bibliografia e sitografia:

Paolo Caccia Dominioni, “1915-1919: Cronaca inedita della Prima Guerra Mondiale da documenti vari e dal diario del Tenente Sillavengo”. Longanesi, 1965.

Rita Keglovich, Prigionieri di guerra ungheresi in Sicilia dopo la Prima Guerra Mondiale. Akadémiai Kiadó, Budapest, 2005.

Giuseppe Longo 2014, Termini Imerese durante il primo conflitto mondiale e i fanti bosniaci, Cefalunews, 13 novembre.

Foto di copertina: Cartolina, 86° Reggimento Fanteria Brigata Verona.

Foto a corredo dell'articolo:

Cartolina, 86° Reggimento Fanteria Brigata Verona.

Cartolina, 86° Reggimento Fanteria Brigata Verona.

Prima Guerra Mondiale, Treno armato con pezzi da 120 mm della Regia Marina sul versante Adriatico.

Giuseppe Longo 

https://cefalunews.org/

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