venerdì 14 giugno 2024

Aprile 1916 entrano in servizio i MAS

Cefalunews, 30 aprile 2016

La Regia Marina sin dal 1906 intraprese lo studio per la costruzione di un’imbarcazione agile, capace di possedere un’elevata funzione offensiva. Tuttavia, bisogna aspettare l’inizio del 1914 affinché la Marina italiana iniziasse un progetto preparatorio che portasse successivamente alla realizzazione di un motoscafo Anti Sommergibile, dapprima chiamato Motobarca Armata SVAN, in seguito Motobarca Anti Sommergibile e infine Motoscafo Armato Silurante, meglio noto con l’acronimo MAS.  

La sigla MAS ispirò Angelo Procaccini, il timoniere della motosilurante 96, durante la missione alla baia di Buccari (1918) a scrivere su di una tavoletta un acrostico in latino “MOTUM ANIMAT SPES” (la speranza anima il movimento), per apporla sull’imbarcazione. Il motto, affinché risultasse più incisivo, fu mutato da Gabriele D’Annunzio in “MEMENTO AUDERE SEMPER” (ricordati di osare sempre). 

Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco (1) di parlarci dell’entrata in servizio dei Motoscafi Armati SVAN e dei loro sviluppi tecnici.

«Nell’aprile 1916, fu consegnato alla Regia Marina il MAS 3, primo mezzo di serie dei MAS “tipo SVAN da 12 t.” di questi mezzi ne furono costruiti circa un centinaio e tutti operarono prevalentemente in Adriatico. Oltre a questo tipo di MAS, ne furono costruiti anche altri tipi, anche dalla ELCO americana, per un totale di 422 di cui 244 entrarono in servizio prima della fine del conflitto. 

I MAS del tipo SVAN da 12t. si resero protagonisti di audaci missioni forzando i porti e gli approdi nemici di Durazzo, Trieste, Buccari, fino all’impresa di Premuda, a lunghi e logoranti pattugliamenti ed agguati contro sommergibili e navi nemiche, scorta agli idrovolanti che si recavano a bombardare le installazioni avversarie, senza contare lo sbarco d’informatori dietro le linee nemiche. 

Attorno a questi mezzi si formò un’aurea di leggenda tale che la marina austriaca, non esitò a sbarcare ad Ancona per tentare d’impossessarsi di qualche MAS al fine di studiarlo e riprodurlo. 

Questi mezzi furono la risposta della Regia Marina alla volontà della marina austriaca di evitare lo scontro navale diretto. Già dal 1906, lo Stato Maggiore della Marina svolse uno studio sulla possibilità di utilizzare imbarcazioni con motore a scoppio nel territorio lagunare veneto, al fine di sfruttare il fattore sorpresa. 

Utilizzando i canali della laguna, si giunse alla conclusione che occorreva un mezzo di lunghezza di 10/12 metri, un’immersione massima di 0.6 metri e una velocità di 20/22 nodi, armato con un tubo lancia siluri ed armi leggere, il mezzo, inoltre, doveva anche avere la capacità di navigare in mare aperto. Dato l’indisponibilità al momento di idonei motori a scoppio, il progetto fu accantonato. 

Nel 1914, con il deterioramento delle relazioni internazionali, che facevano prevedere l’apertura di un conflitto, l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, Capo di Stato Maggiore della Regia Marina, diede un nuovo impulso al progetto, e fu richiesto a vari cantieri di presentare dei progetti di massima per il nuovo mezzo. 

Alla fine dell’anno, lo Stato Maggiore e la Commissione per gli Armamenti, ricevette i progetti ed iniziò ad analizzarli, fu scelto quello della Società Veneta Automobili Nautiche SVAN (2), e l’11 marzo 1915 fu emanato l’ordine d’acquisto di due mezzi per le valutazioni in mare. Il mezzo fu inizialmente denominato MAS, acronimo di Motobarca Armata SVAN, per diventare poi Motobarca Anti Sommergibile ed infine Motoscafo Armato Silurante. 

E’ da ricordare che il poeta soldato Gabriele D’Annunzio, durante la Beffa di Buccari, dalla sigla creò il motto dei MAS “Memento Audere Semper” (ricordati di osare sempre). Oltre che dai cantieri SVAN, questi mezzi furono costruiti anche dai cantieri Ansaldo di Genova (29 unità) e Orlando di Livorno (11 unità). 

Il progetto fu elaborato dall’ingegnere Attilio Bisio, direttore della SVAN ed i due prototipi furono pronti per le prove nell’estate del 1915. Alle prove i mezzi diedero risultanti insoddisfacenti, sia per la velocità che per la stabilità, dovuta ai pesi dei tubi di lancio, pertanto fu deciso di apportare alcune modifiche che permisero la velocità di 23.5 nodi, anche se la velocità era inferiore a quella richiesta (30 nodi). Il 5 gennaio 1916 la Regia Marina accettò il progetto ed ordinò la costruzione di un primo lotto di 8 unità, durante la realizzazione furono introdotte altre varianti atte a rendere l’armamento dei mezzi convertibile (silurante o cannoniero). 

Il MAS era un motoscafo pontato, interamente in legno, con un basso bordo libero, un elevato coefficiente di finezza, con le seguenti caratteristiche: dislocamento 12t. a pieno carico 11t. a carico standard; lunghezza ft 16.5m; larghezza ft 2.83m; immersione media di 0.36m. a carico normale e di 1.3m. (timone) a pieno carico. Come detto, il mezzo poteva essere armato in due diversi modi: Cannoniero, che comprendeva un cannone da 47/40 per il tiro antiaereo o antinave e due mitragliatrici Colt da 6.5mm. Silurante, armato con due siluri, inizialmente tipo Whitehead B57 da 356mm. successivamente sostituiti da i Whitehead A90 o A95 da 450mm. e due mitragliatrici Colt da 6.5mm. 

I siluri erano sistemati a proravia della timoneria, su un sistema di lancio a tenaglie che al fine di ridurre l’ingombro in posizione di riposo erano abbattute all’interno dello scafo. 

Per effettuare il lancio, le tenaglie dovevano essere portate fuori con una manovra che richiedeva tempo e l’impiego di almeno tre uomini, tramite un paranco a mano e doveva essere effettuata con mare calmo ed il MAS fermo o a lento moto, per questo veniva eseguita la manovra, appena usciti dal porto. 

L’armamento delle due versioni, era completato da una torpedine a rimorchio tipo Ginocchio (3) e a seconda della missione da 4 torpedini da getto (bombe di profondità) o 4 mine. 

I MAS 1 e 2 (prototipi) furono convertiti in posamine e dotati di apposito scivolo per facilitare la messa in mare degli ordigni. Per l’apparato motore, furono installati motori a benzina Isotta Fraschini “L56” da 220HP e motori Sterling “L250”o”L350” da 200HP, installati in tandem i due motori conferivano al mezzo una velocità di 22/24 nodi, per ridurre la rumorosità prodotta dagli scarichi dei mezzi, nel settembre 1916, si provò a portare gli scarichi sotto il livello dell’acqua, ma se si riduceva la rumorosità all’atmosfera, aumentava quella subacquea Pertanto si ricorse così all’installazione di due motori elettrici da 5HP alimentati da batterie, che fornivano al mezzo una velocità di 4 nodi ed un’autonomia di 16 miglia, ottenendo in questo modo la quasi assoluta silenziosità del mezzo. 

In tutto il conflitto, solo 4 MAS furono affondati in azione, considerando i risultati ottenuti, possiamo affermare che il progetto dei nuovi mezzi fu senza ombra di dubbio ottimo».

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

(2) La società SVAN con sede a Venezia presso l’isola di Sant’Elena, era specializzata nella costruzione di motoscafi da competizione per le gare motonautiche dell’epoca.

(3) La torpedine a rimorchio, era un particolare tipo di ordigno a contatto, che veniva messo a mare e rimorchiato dal mezzo, cercando di fargli incocciare il sommergibile, agiva a profondità fra i 5 e i 33 m a seconda della lunghezza del cavo filato. 

Fonti Bibliografiche utilizzate da Virginio Trucco: Genesi e sviluppo dei MAS, attività operativa in Adriatico: Bollettino d’Archivio (settembre 2008) USMM di F. Prosperini. Prima Guerra Mondiale: nascono i mezzi d’assalto della Regia Marina, Giorgio Giorgerini, bollettino d’Archivio USMM (dicembre 2008). Le audaci imprese dei MAS: casa editrice Giacomo Agnelli di Ettore Bravetta edizione 1930.

Foto di copertina: Il MAS 7, provvisto del sistema “a tenaglie” per il lancio dei siluri da 356 mm. ripreso a Brindisi nell’estate del 1916. Fonte, Ufficio Storico Marina Militare.

Giuseppe Longo 

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