domenica 30 giugno 2024

Le operazioni militari della Regia Guardia di Finanza nelle colonie oltremare

 Cefalunews, 28 settembre 2021

Con la legge di riordino dell’8 aprile 1881, n. 59, il “Corpo delle Guardie Doganali”, assunse la nuova denominazione di Corpo della Regia Guardia di Finanza.

Le Guardie Doganali furono istituite con la legge 13 maggio 1862, n. 616 ed erano poste alle dipendenze del Ministero di Finanza, tramite la Direzione Generale delle Dogane e delle Privative. La variazione dell’Ordinamento delle Guardie Doganali, oltre a riguardare il nome a se stante e l’aspetto organizzativo (ossia la trasformazione da reparto paramilitare a corpo di polizia a ordinamento militare), coinvolse anche l’organo istituzionale di subordinazione.

Infatti, le Guardie Doganali nate dallo scioglimento degli organismi daziari dei disciolti Stati preunitari con i preposti doganali piemontesi, e dalle analoghe strutture daziarie degli Stati del Lombardo-Veneto e Pontificio (questi ultimi, annessi al Regno dopo le campagne militari del 1866 e 1870), dipendevano dalle sopraccennate Regie dogane, mediante la Direzione Generale Gabelle.

Con la riforma del 1881 il nuovo Corpo passò alle dipendenze della neo istituita Intendenza di Finanza.

Come per la Guardia Doganale, quest’ultima, mobilitata durante le guerre preunitarie:

  • ·    Difesa di Cannobio, sul Lago Maggiore (1859);
  • ·   Repressione del brigantaggio nelle regioni delle Marche e Umbria, sulla linea di confine della Sabina (1860);
  • ·     E in seguito durante la Terza guerra d'indipendenza (20 giugno - 12 agosto 1866);

Anche il neonato Corpo della Regia Guardia di Finanza, in virtù di questo riordino fu inserito tra le Forze militari di guerra del Regno d’Italia.

In realtà, segno inequivocabile di questa “militarizzazione” fu la concessione delle stellette a cinque punte nel 1907. E quattro anni dopo l’assegnazione della bandiera di guerra, identica a quella prevista per i reggimenti di fanteria.

Tuttavia, la R. Guardia di Finanza ormai integrata nelle strutture difensive militari, ebbe il suo battesimo del fuoco con la guerra italo-turca (29 settembre 1911 - 18 ottobre 1912).

Durante la Prima Guerra Mondiale, sul fronte italiano (24 maggio 1915 - 4 novembre 1918), il nuovo Corpo contribuì in misura significativa schierando in campo diciotto battaglioni e quattro compagnie autonome, distinguendosi in numerosi fatti d’arme.

Nella seconda guerra italo - abissina (3 ottobre 1935 - 5 maggio 1936), oltre ai reparti di tutte le armi: Esercito, Truppe indigene, Aviazione, Marina, Carabinieri Reali, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), ovvero le Camicie Nere (CC.NN.), anche la Regia Guardia di Finanza fu presente con un battaglione speciale al comando del tenente colonnello Enrico Palandri (1896 - 1969).

Abbiamo chiesto al Ricercatore Storico Militare Michele Nigro (1) di parlarci delle operazioni militari della Regia Guardia di Finanza nelle colonie d’oltremare, non prima di averci raccontato come si arrivò alla militarizzazione del R. Corpo dopo il transito dalla Guardia Doganale. 

«Le operazioni militari del Corpo delle Guardie di Finanza in Africa iniziarono nel 1887 con l’invio a Massaua, porto principale dell’Eritrea, di un nucleo di guardie, al comando del capitano Stefano Paci, per affiancare l’opera già svolta in quel posto dall’ispettore del Corpo Meloni, dirigente della  dogana. 

Nel 1902 in Africa Orientale la Finanza s’insediò con un minuscolo distaccamento costituito da Ascari alle dipendenze di sottufficiali del Corpo. 

La riforma organica della struttura ordinativa attuata nel 1906, il conferimento delle stellette l’anno successivo e la concessione della bandiera di guerra nel 1911, consentirono al Corpo di entrare a pieno titolo nelle forze armate dello Stato. 

In tale veste esso partecipò alla spedizione militare in Libia disposta dall’Italia quale inizio dell’occupazione di quel territorio. 

Il 2 novembre 1911, un nucleo di finanzieri condotto dal capitano Attilio Pesavento, s’imbarcò a Napoli con un contingente di militari al comando del generale Carlo Caneva per raggiungere Tripoli. Qui le Fiamme Gialle occuparono i locali in uso alla dogana turca per organizzare i servizi doganali e svolgere i compiti propri della polizia militare. 

Le Guardie controllavano l’interno della zona portuale;affollata da navi, ricca di traffici di merci e rifornimenti di ogni genere destinati alle nostre truppe ivi attestate in attesa di ordini. 

Il lavoro dei finanzieri era abbastanza gravoso dovendo gestire il movimento interno di persone e mercanzie,contrastare lo sviluppo di attività illecite, il contrabbando, il traffico di valuta e i furti dei materiali depositati negli spazi portuali. 

Per fronteggiare tale situazione si provvide a rafforzare gli organici, ad attivare l’attività info-investigativa e a istituire un dispositivo di vigilanza costiera per limitare il contrabbando con la Tunisia e il traffico di armi dirette ai ribelli arabi. Con lo sviluppo dell’occupazione militare, furono istituiti alcuni distaccamenti di finanzieri in Tripolitania,a Homs e in Cirenaica,a Bengasi e Derna. 

La sopravvivenza dei reparti dislocati all’interno dei territori occupati era molto difficile poiché, a causa dell’isolamento e della scarsa consistenza numerica (30/40 uomini), i reparti erano soggetti agli attacchi dei guerriglieri che infliggevano continue perdite. Ai finanzieri non era affidato solo l’incarico di presidiare le località assegnate, ma di svolgere anche il gravoso compito di esigere dazi doganali e vigilare sulla produzione di alcool ricavato dall’olio di palma. 

In merito alla futura evoluzione del conflitto, rimaneva ferma nelle intenzioni del comando generale del Corpo di impiegare nelle campagne di guerra proprie unità autonome l'affiancate a quelle dell’esercito. 

L’occasione si presentò agli inizi di gennaio del 1912 con l’invio a Tripoli di una compagnia,con circa duecento uomini agli ordini del capitano Antonio Papaleo, che venne aggregata alla II brigata mista comandata dal colonnello Fara, con l’incarico di presidiare la cinta difensiva cittadina. 

Oltre ad assolvere tale incarico, il reparto prese parte all’occupazione dell’Oasi di Gargaresh che presidiò fino all’estate, passando nel frattempo alle dipendenze del 6° reggimento di fanteria. 

L’azione più importante in questo periodo fu condotta dal capitano Gaspare Carruba e dai suoi uomini, aggregati alla 5ª divisione del generale Garioni. L’unità sbarcò nei pressi del confine libico-tunisino (penisola di Ras Màkbez) per costituirvi una base operativa volta a contrastare il contrabbando di guerra effettuato per mezzo d’imbarcazioni o sfruttando l’uso delle viecarovaniere. 

Il promontorio era dominato dal fortino turco di Bu Chemez e la zona costiera prospiciente era caratterizzata da bassi fondali che consentivano l’attracco esclusivamente con l’utilizzo d’imbarcazioni a fondo piatto. Il convoglio partì da Augusta il 7 aprile con la scorta di navi da battaglia. I primi a toccare terra l’11 mattina furono i finanzieri del plotone comandato dal citato ufficiale che, scesi a terra,unitamente ad ascari eritrei, conquistarono il fortino nel frattempo abbandonato dai Turchi. 

Le Guardie, a più riprese, si occuparono inoltre del traghettamento a terra dei genieri e dell’intero battaglione di ascari. L’attacco improvviso degli arabi non fermò l’opera dei finanzieri che continuarono per tre giorni a fare la spola tra le navi e la terraferma, assicurando l’approvvigionamento di viveri e lo sgombero dei militari feriti. Cessata la battaglia, la divisione proseguì verso il villaggio di Sidi Said, da dove si presumeva provenissero i guerriglieri, che fu attaccato e conquistato il 28 giugno. La colonna proseguì poi verso Zuara che fu raggiunta e occupata il 5 agosto. In tale frangente,gli uomini appartenenti al plotone del tenente Carruba furono destinati alla costituzione di distaccamenti costieri. 

Sempre a giugno, un plotone di finanzieri di mare partecipò alla presa di Misurata. La compagnia di Papaleo, che nel frattempo aveva lasciato la posizione di Gargaresh, concorse insieme alla divisione Camerana, all’occupazione di Zanzurresa difficile per l’ostinata resistenza dei guerriglieri che la difendevano. L’avanzata proseguì,concludendosi con la conquista delle alture di Sidi Bilal e del presidio di Zava. Con il rientro a Tripoli la divisione s’imbarco per l’Italia. 

La rivolta araba aveva,tuttavia, provocato l’arresto dell’avanzata verso l’interno per cui l’attività dei finanzieri in quelle località fu prevalentemente indirizzata al presidio delle coste edei valichi di frontiera tra la Tunisia e l’Egitto. Il 30 giugno del 1914, a causa degli eventi che si stavano sviluppando in Patria, fu dichiarata la cessazione dello stato di guerra nella Tripolitania e Cirenaica. 

Lo scoppio della I Guerra Mondiale pose fine, definitivamente, al proseguimento delle attività nei territori d’oltremare. Nel corso del conflitto la Germania tentò, senza successo, di distogliere truppe italiane dal teatro operativo europeo, inducendo i ribelli turchi a insidiare con continui attacchi i presidi coloniali che subirono gravi perdite e furono costretti ad abbandonare importanti posizioni. 

Dopo il lungo periodo di stasi dettato dalle vicende belliche e dalla successiva crisi politico-economica, agli inizi degli anni venti, le strutture militari del Corpo presenti nei distaccamenti di Tripoli e Bengasi furono riorganizzate e incrementate con nuove assegnazioni e l’arruolamento di consistenti aliquote di ascari. 

Nel periodo in esame la Regia Guardia di Finanza impiegò nei territori d’oltremare venticinque ufficiali e circa mille tra sottufficiali e militari di truppa che, oltre a distinguersi in diverse azioni militari, costituirono un’importante fattore di regolamentazione della vita sociale nelle località presidiate. I reparti,presenti a livello di compagnia, dipendevano per il servizio dai governatori delle colonie e amministrativamente dalla Legione di Messina. 

La partecipazione al conflitto con unità inferiori al battaglione, condizione richiesta per ottenere ricompense alla bandiera, non consentì, comunque,al Corpo di ottenere le meritate concessioni. 

Nell’estate del ’35, in previsione del conflitto con l’Etiopia, fu costituito un battaglione di volontari addestrati presso la Scuola Allievi di Caserta che, al comando del tenente colonnello Enrico Palandri, partì il 19 ottobre per raggiungere l’Eritrea. Inizialmente il compito assegnato ai finanzieri fu di controllare le vie di comunicazione tra le unità al fronte e le basi logistiche. A dicembre i militari del Corpo furono aggregati ad altre unità dell’esercito, costituendo la riserva del III corpo d’armata. 

I finanzieri ebbero vari scontri durante la tappa di trasferimento verso Addis Abeba (Etiopia) ma alla fine vi entrarono vittoriosi il 5 luglio 1936,al seguito della colonna automontata del maresciallo Badoglio. Gli organici del battaglione trovarono subito impiegonei servizi di ordine pubblico, nella riapertura della dogana e nella sistemazione dei complessi logistici destinati a ospitare i propri reparti. 

Per gestire autonomamente i reparti coloniali, fu istituito un Comando Regia Guardia di Finanza dell’Africa Orientale Italiana, a livello di Legione, con sei comandi retti da ufficiali superiori costituiti presso i governatorati dell’impero. 

Dopo varie e complesse trattative, ostacolate dallo Stato Maggiore dell’Esercito per motivi di prestigio, poco prima dello scoppio della II Guerra Mondiale, fu autorizzata la costituzione dei battaglioni mobili della Guardia di Finanza con compiti di concorso alle operazioni belliche. Nello stesso tempo fu concesso un consistente aumento degli organici per il potenziamento dei servizi di polizia economica. In quel momento gli organici del Corpo contavano 31.420 unità, di cui 900 ufficiali. 

Il 10 giugno del 1940, a seguito della dichiarazione di guerra contro Francia e Gran Bretagna,fu diffuso il comunicato che prevedeva per i reparti mobilitati della Finanza il passaggio alle dipendenze dei comandi militari dell’esercito. Lo scoppio delle ostilità in Africa coinvolse per primi i reparti di finanzieri schierati lungo i confini dei possedimenti occupati. 

In Libia gli scontri del nemico si concentrarono ad Amseat, dove i militari del presidio furono tutti catturati, poi al cippo di Ras Agedir. In Etiopia furono, invece, assalite le tenenze di Metemmà e di Moyale. Nel territorio Eritreo i finanzieri dislocati a Tessenei s’impossessarono, di alcune posizioni presso il valico di Sabderat e parteciparono all’occupazione diCassala. Alcuni plotoni della guarnigione etiopica di Harar insieme con un nucleo di finanzieri giunti da Addis Abeba presero parte all’occupazione di territori appartenenti alla Somalia britannica. 

Gli scontri in Africa con le truppe franco-inglesi furono lunghi e cruenti. Dopo un’iniziale vittoria su tutti i fronti, seguì un graduale arretramento e la perdita dei più importanti capisaldi, la sconfitta a El Alamein nel 1942 e l’entrata in guerra dell’America (con l’afflusso di nuove truppe e mezzi), determinarono la supremazia degli Alleati e l’inevitabile sconfitta delle forze armate dell’Asse. 

I militari dell’esercito italiano sfuggiti alla morte e alla cattura abbandonarono il suolo africano per raggiungere la Sicilia. Tanti convogli, scortati anche dal naviglio della Regia Guardia di Finanza, raggiunsero l’obiettivo mentre altri furono affondati dalle navi nemiche che pattugliavano il Mediterraneo. In tale frangente non mancarono gli atti di valore come quello attuato dai dragamine R.D. “36” e “37”che, di scorta ad alcuni mercantili in rotta verso l’Isola, si frapposero tra questi e due cacciatorpediniere inglesi che avevano aperto il fuoco per affondare le imbarcazioni, nel tentativo di consentirne il defilamento. A nulla valse l’atto di valore del Tenente Di Bartolo (comandante dell’R.D. “36”) contro la potenza di fuoco delle navi militari inglesi che affondarono l’intero gruppo di natanti italiani. 

Il conflitto si spostò, quindi, sul nostro territorio, partendo dalla Sicilia. 

Fino alla determinazione finale dell’ONU sull’assetto politico-territoriale da assegnare alle ex colonie, nuclei di finanzieri continuarono a operarvi svolgendo prevalentemente compiti di polizia economica al fianco degli occupanti. In Somalia, in virtù dell’attribuzione del mandato di amministrazione fiduciaria all’Italia, fu inviato il Corpo italiano di sicurezza in Somalia (CISS). Un nucleo di finanzieri, al comando del capitano Augusto Laurentis, affiancò l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia (AFIS) per svolgere i propri servizi d’istituto. L’esiguo numero di militari fu incrementato grazie all’addestramento e arruolamento di elementi indigeni. Alla cessazione del mandato nel luglio del 1960, con qualche contenuta eccezione, i finanzieri abbandonarono il territorio somalo. 

Per concludere ed evidenziare il valore e il sentimento che animava le truppe italiane, voglio riportare le parole del tenente Antonio Verde che, al seguito del 16° reggimento fanteria Lupi della Sila della divisione Savona, seguì i suoi uomini nel corso del conflitto svolto in Libia a partire dal settembre 1939 e, parlando dei suoi ricordi (riportati in un volume autobiografico), così scrive: «…perché colui che avrà la ventura di leggerli sappia in quali difficili condizioni ha combattuto in Libia il Soldato Italiano, che, obbediente alla voce del dovere e della disciplina, fu pronto ad immolarsi per l’onore militare, per la gloria della Bandiera e per la sua dignità di uomo e di italiano». 

Bibliografia e sitografia:

Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura, L’Etiopia, Roma, S.a. Arte della stampa, 1935

Verde Antonio, In Libia con i miei soldati, Salerno, “Author”, III ed. 1972

Teobaldo Filesi, Profilo storico-politico dell’Africa, Roma, Istituto italo-africano, 1974

Nicola Labanca, Storia dell’Italia coloniale, Milano, edizioni Fenice 2000, 1994

Editalia, La Guardia di Finanza dalle origini a oggi, Roma, ed. Editalia S.P.A., II ed. 2003

Pierpaolo Maccariello, Storia della Guardia di Finanza, Firenze, Le Monnier, 2003

Federica Saini Fasanotti, Libia 1922 - 1931 Le operazioni militari italiane, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito - Ufficio Storico -, 2012.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) - Milizia Artiglieria Controaerei, Cefalunews, 30 marzo.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) - Milizia artiglieria marittima, Cefalunews, 8 aprile.


Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) - Le Coorti territoriali, Cefalunews, 13 aprile.


Giuseppe Longo 2021, La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), sintesi storica, Cefalunews, 1 maggio.

Giuseppe Longo 2021 - L’Africa Orientale Italiana e la Milizia Coloniale, Cefalunews, 21 giugno

Foto di copertina: Tripoli Sfilata Compagnia Finanzieri - Collezione. Michele Nigro

Fotografie: Collezioni private Alessandro Bellomo e Michele Nigro.

Si ringrazia per la cortese collaborazione il dott. Alessandro Bellomo.

Giuseppe Longo



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