lunedì 17 giugno 2024

Seconda Guerra Mondiale: attacco alla Baia di Suda

Cefalunews, 26 marzo 2016

Nella notte fra il 25 e 26 marzo del 1941, in Grecia, nella Baia di Suda, sede della stazione militare avanzata inglese nel Mediterraneo orientale, con un colpo di mano per opera di sei marinai italiani della XMAS, al comando del Tenente di Vascello Luigi Faggioni, fu portata a termine un’ardua e valorosa impresa. 

In realtà questi audaci uomini, mediante sei barchini esplosivi del tipo, Motoscafi Turismo (MT), dopo aver forzato i sistemi di ostruzione del più grande porto dell’isola di Creta, affondarono l’incrociatore britannico York, l’unico incrociatore pesante operante nel Mediterraneo, e la petroliera Pericles. 

Di questa epica vicenda avvenuta nella costa nord-occidentale cretese, ci ha parlato lo storico navale Virginio Trucco (1).

«La Baia di Suda, situata sulla costa nord-occidentale dell’isola di Creta, è lunga circa 15 Km e larga da 2 a 4 Km, data la sua ridotta larghezza, fu considerata facilmente difendibile, e già nel passato la Repubblica di Venezia vi istituì una base navale. La Baia di Suda è ancora oggi utilizzata come base militare dalle forze NATO. Nel 1941 la baia era utilizzata dagli inglesi, come stazione militare avanzata nel Mediterraneo orientale. Nel dicembre 1940, 8 MT (motoscafi da turismo, sigla ufficiale dei barchini esplosivi) della X^ squadriglia MAS, furono trasferiti da due cacciatorpediniere presso l’isola di Lero e successivamente spostati a Stampalia, per un attacco alla suddetta base. L’attacco programmato per dicembre, fu rimandato a febbraio ed infine a marzo. 

Il via alla missione fu dato dopo che la ricognizione aerea confermò la presenza di navi inglesi nella baia. Alle 17.30 del 25 marzo, i cacciatorpediniere Francesco Crispi e Quintino Sella imbarcarono sei barchini, due erano stati danneggiati nel corso di un attacco aereo, con i relativi operatori. Comandante della missione era il Tenente di Vascello Luigi Faggioni, coordinato dal Sottotenente di Vascello Angelo Cabrini, il capo meccanico di 3^classe Tullio Tedeschi, il capo cannoniere di 3^classe Alessio De Vito, il secondo capo meccanico Lino Beccati ed il sergente cannoniere Emilio Barberi. Intorno alla mezzanotte, giunti a circa 6 miglia dalla baia, i caccia misero a mare gli MT e invertirono la rotta per rientrare alla base. 

I barchini si diressero verso la baia preparandosi a superare i tre ordini di ostruzioni (due all’inizio e una nelle vicinanze del porto) che la difendevano. La prima ostruzione venne superata senza problemi, mentre sulla seconda il barchino di Barberi vi rimase impigliato, ma venne rapidamente liberato. Alle 2.45 tutti avevano superato la seconda ostruzione, Faggioni, ordinò di accelerare il moto, nonostante i riflettori delle batterie costiere inglesi spazzassero la superficie della baia. 

Alle 4.30 venne avvistata l’ultima ostruzione, che fu superata facilmente, grazie ad un piccolo varco presso la costa. Alle 4.45 i mezzi si raggrupparono al centro della baia e attesero le prime luci dell’alba. Alle ore 5.00 il Tenente di Vascello Faggioni, dopo aver perlustrato con il binocolo la rada e assegnato a ciascuno dei suoi uomini gli obiettivi, lo passò a sua volta ai compagni al fine che tutti avessero ben chiara la posizione delle navi. Alle 5.30 si lanciarono all’attacco. 

Il Tenente di Vascello Faggioni, si diresse verso una grossa petroliera, ma vedendo uscire alle spalle di questo cargo l’incrociatore Coventry che aveva appena terminato il rifornimento, cambiò direzione cercando di colpire la nave da guerra. 

Purtroppo, l’azione italiana non prevedeva che i barchini attaccassero i mezzi in movimento, e in aggiunta, il moto di accelerazione dell’incrociatore fece sì che il bersaglio venisse mancato, e il barchino esplose contro un molo. 

Più fortuna ebbero i marinai Cabrini e Tedeschi che centrarono l’incrociatore HMS York, causandogli danni così gravi che la nave fu portata a incagliarsi, e non fu più recuperata. Beccari invece centrò la petroliera Pericles, causandogli danni strutturali talmente gravi, che la nave affondò mentre era al rimorchio per essere riparata ad Alessandria. 

I barchini di De Vito e Barberi mancarono i loro bersagli. Nel giro di pochi minuti, la Mediterranean Fleet, aveva perduto l’unico incrociatore pesante a sua disposizione. Tutti gli incursori furono fatti prigionieri, e la Regia Marina li ricompensò con la Medaglia d’Oro al Valor Militare».

Barchini esplosivi (MT, MTM)

Nati da un’idea del Duca Amedeo d’Aosta nel 1935 durante la crisi dovuta alla guerra d’Etiopia, dovevano essere trasportati da idrovolanti “Savoia Marchetti 55” presso le basi nemiche per poi attaccare le navi nemiche ormeggiate. Furono immediatamente interpellati i cantieri Baglietto di Varazze e Limete d’Arno, perché presentassero un progetto con le seguenti caratteristiche: Velocità non inferiore ai 30 nodi, peso non superiore ai 1000 Kg. compreso il pilota, un’altezza non superiore ai 70 cm. e la possibilità di sollevare il gruppo eliche timone in posizione orizzontale ed una buona stabilità di rotta dopo che il pilota aveva abbandonato il mezzo. 

Il 26 febbraio 1936, il comitato dei progetti navi, diede l’incarico ai cantieri Baglietto di realizzare un prototipo del mezzo. Per il sollevamento dell’elica i suddetti cantieri, si rivolsero alla C.A.B.I. di Milano, mentre per il motore la scelta cadde su di Alfa Romeo 2300cc da 75 cv, lo scafo in legno, alluminio e tela, misurava 5.25 m di lunghezza ft e 1.46 di larghezza massima, l’altezza del mezzo era di 0.65 m. 

Il mezzo era dotato di una carica esplosiva di 300 kg. posta a prora, subito dopo la carica vi erano una serie di piccole cariche, che venivano attivate al momento dell’urto contro il bersaglio, ed esplodendo facevano affondare la parte prodiera contenente la carica principale, che veniva attivata da un congegno idrostatico al fine di provocare un’esplosione subacquea, in modo da causare i maggiori danni possibili allo scafo. 

In caso di mancato funzionamento del congegno idrostatico, era prevista l’attivazione, tramite un secondo congegno a tempo. 

Le prove del prototipo furono effettuate nel novembre 1936, prove che portarono all’accettazione del mezzo. Il termine della guerra d’Eritrea e la conseguente normalizzazione dei rapporti internazionali, fece perdere interesse per il mezzo, tanto che i due prototipi furono accantonati a La Spezia. 

Solo alla fine del 1938, la Regia Marina riprese l’interesse per i mezzi d’assalto, ordinando una serie di 6 barchini al cantiere Baglietto. Questi mezzi rispetto ai prototipi risultarono più lunghi di 37 cm. e furono dotati di un motore Alfa Romeo 6c.2500 da 90 CV, la costruzione dei barchini proseguì sino al 1945. 

Con continue modifiche e migliorie, ne fu approntato un tipo idoneo a essere trasportato negli stessi cilindri usati per il trasporto degli S.L.C. per un totale di 85 mezzi. Mentre la Kriegsmarine ordinò un lotto di 170 unità ai cantieri S.I.A.I. di Sesto Calende. 

Alcuni di questi barchini, rimasti incompiuti, furono acquistati nel 1948 dalla neocostituita Marina israeliana, che con l’aiuto di operatori della X^ MAS, nel ruolo di istruttori, fondò la sua componente d’assalto. Il 22 ottobre 1948, quattro barchini, attaccarono il porto di Gaza affondando due avvisi Egiziani, El Amir Farouq e Fowey.

Note:

(1) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

Testi consultati da Virginio Trucco: [I mezzi d’assalto Italiani 1940-1945 parte 1^ Storia Militare Dossier n°22 Erminio Bagnasco, Navi e Marinai D’Italia, All’ultimo quarto di luna Murzia Editore Luigi Romersa].

Foto di copertina: Rarissima immagine di 4 MTM e del MAS 509 in esercitazione nelle acque di Augusta prima dell’operazione MALTA 1 (giugno 1941).  Da (www.betasom.it).

Giuseppe Longo

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