sabato 8 giugno 2024

Verso il Centenario della Prima Guerra Mondiale 1914/2014

Cefalunews, 5 febbraio 2014

Quest’anno ricorre il centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Essa, conosciuta anche come la “Grande Guerra” o “Guerra di trincea”, oppure come ebbe a dire il Presidente degli Stati Uniti, Thomas Woodrow Wilson: “La guerra che porrà fine a tutte le guerre”, fu in primo luogo un conflitto che coinvolse inizialmente i Paesi dell’Europa. 

Tuttavia, questo conflitto, combattuto dapprima entro i confini europei, ebbe ripercussioni nel resto del mondo, coinvolgendo poco dopo anche le altre nazioni, in particolare le colonie delle principali potenze europee.

Già sin dal 1870 le potenze europee al fine di preservare l’equilibrio politico militare, avevano siglato una serie di alleanze. Ciò nonostante, nel 1914 si costituirono due fazioni: da una parte la Germania, l’Impero Austro-Ungarico, l’Impero Ottomano e il Regno di Bulgaria (ossia gli Imperi Centrali); dall’altra invece, l’Impero Russo, l’Impero Britannico e la Francia (ovvero le forze della Triplice Intesa). Tali alleanze ebbero come risultato “l’aiuto reciproco in caso di un attacco militare”. 

Tuttavia, al di la di queste alleanze, si radicavano ben altre situazioni, cariche di tensioni e difficili da gestire: le agitazioni nazionalistiche e irredentiste, la corsa sfrenata agli armamenti, la competizione fra i principali stati imperialisti, la spinta spasmodica al colonialismo. 

La causa occasionale dello scoppio del primo conflitto mondiale fu l’uccisione a Sarajevo (per mano di un irredentista bosniaco) di Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, erede al trono dell’Impero austro-ungarico, insieme alla consorte Sophie Chotek von Chotkowa, Duchessa di Hohenberg. L’Arciduca Francesco Ferdinando si era recato in Bosnia (annessa nel 1908 alla monarchia austro-ungarica), per rendere omaggio alle truppe imperiali impegnate nelle manovre militari. 

La notizia della visita dell’Arciduca, era stata data in notevole anticipo dalla stampa e prevedeva anche una sosta a Sarajevo. Proprio in questa località, al momento del suo arrivo, malgrado Francesco Ferdinando avesse subìto un attentato senza riportare conseguenze, continuò la sua visita ufficiale. 

In realtà, una bomba a mano lanciata da un sovversivo, mancò la Gräf & Stift decappottabile con a bordo i reali, distruggendo invece l’autovettura retrostante, il corteo. Poche ore dopo, un altro sovvertitore, il capo del gruppo armato, un certo Gavrilo Princip, riuscì a mettere a segno l’azione omicida, sparando all’Arciduca e alla moglie morganatica (1). Gavrilo Princip era uno studente, affiliato a un’organizzazione segreta chiamata Mlada Bosna, che riceveva le armi dall’associazione nazionalistica serba della Mano Nera. 

L’Austria, già da qualche tempo sconvolta dai moti nazionalistici, decise di rispondere all’efferato episodio, imponendo alla Serbia un severo ultimatum in quindici punti. L’imposizione dell’Austria-Ungheria richiedeva alla Serbia riparazioni così dure da pregiudicare oltre il prestigio anche la sua indipendenza. 

Il mancato accordo aprì ufficialmente le ostilità tra i due Paesi, e il 28 luglio 1914, l’Austria-Ungheria, sostenuta dalla Germania dichiarava guerra alla Serbia. Iniziava così il conflitto, e di conseguenza, attraverso il gioco delle alleanze si verificò una vera e propria reazione a catena: la Germania dichiarò la guerra alla Russia (1 agosto), sempre la Germania dichiarava guerra alla Francia e invase il Belgio (3 agosto), mentre l’Italia proclama la sua neutralità, la Gran Bretagna in seguito all’invasione del Belgio dichiarava guerra alla Germania (4 agosto), il Montenegro dichiarava guerra all’Austria-Ungheria (5 agosto), l’Austria-Ungheria dichiarava guerra alla Russia e la Serbia dichiarava guerra alla Germania (6 agosto), il Montenegro dichiarava guerra alla Germania (8 agosto), la Francia e l’Inghilterra dichiaravano guerra all’Austria-Ungheria (12 agosto), il Giappone dichiarava guerra alla Germania (23 agosto) e all’Austria-Ungheria (25 agosto), l’Austria-Ungheria dichiarava guerra al Belgio (28 agosto), la Turchia attaccava la Russia (29 ottobre), la Russia dichiarava guerra alla Turchia (2 novembre), la Francia e la Gran Bretagna dichiaravano guerra alla Turchia (3 novembre). 

A questo punto, in una sola settimana, la guerra da europea era diventata mondiale. Sembrava un conflitto breve, così pensava l’imperatore tedesco Guglielmo II. Celebri furono le sue parole rivolte ai soldati nell’agosto del 1914: “Tornerete nelle vostre case prima che siano cadute le foglie dagli alberi”; ma non fu così, a causa del nuovo corso del conflitto, bloccato in una guerra di logoramento. Le truppe tedesche, dopo l’occupazione del Lussemburgo e Belgio (violandone la loro neutralità) attuando il piano “Schlieffen”, programmato nel 1905 dal Generale tedesco Alfred von Schlieffen, proseguirono in direzione della Francia, conquistando il territorio nord orientale. 

Tuttavia l’avanzata tedesca fu interrotta nella prima battaglia della Marna. L’esercito francese coadiuvato da un piccolo corpo di spedizione inglese, il British Expeditionary Force (BEF) si oppose all’offensiva germanica, salvando Parigi dall’occupazione. 

A questo punto i tedeschi concentrarono i propri sforzi e tentarono la “corsa al mare”, allo scopo di conquistare i porti francesi del Mare del Nord e della Manica. Anche qui l’attacco tedesco fu arrestato dalle forze dell’Intesa, sia nella prima battaglia di Ypres, chiamata anche battaglia delle Fiandre che in quella dell'Yser. A questo punto la guerra sul fronte occidentale si arenò per circa tre anni. Fu la fine della guerra di movimento e l'inizio della guerra di trincea. 

Sul fronte orientale invece, il conflitto conservò il suo carattere di movimento. In quest’ultimo fronte, le truppe tedesche furono favorite a discapito di quelle russe, sia nella Battaglia di Tannenberg sia nella prima Battaglia dei Laghi Masuri. L’anno 1914 volgeva al termine e si prospettavano negli anni seguenti altri massacri che bruceranno intere generazioni.

Note: 

(1) “…Ormai si è fatto tardi, Francesco Ferdinando rinuncia alla visita al Museo nazionale perché vuole arrivare in tempo al banchetto ufficiale offerto dal governatore e il corteo riparte. Sul predellino della vettura dell'Arciduca ha preso posto il conte Harrach, fedele amico di Francesco Ferdinando, per proteggerlo con il proprio corpo. 

E qui avviene il fatale errore. La prima vettura del corteo, il cui autista ignora che la visita al museo è stata soppressa, svolta nella strada dove si trova la birreria in cui si è rifugiato Princip. Il giovane attentatore è al colmo della desolazione: oltre a tutto ha incontrato un conoscente chiacchierone, del quale non sa come sbarazzarsi. 

Quando vede arrivare il corteo balza in piedi, si avvicina, ma non ha speranze, le automobili sfileranno troppo rapidi e troppo distanti per poter tentare qualcosa. Ed ecco che, proprio mentre la prima vettura sta oltrepassando la birreria, il governatore Potjorek grida all'autista: "Non di qua, imbecille, torna indietro". 

L'automobile rallenta, l'autista manovra per invertire la direzione di marcia e la seconda automobile - quella dell'Arciduca - fa lo stesso. Il corteo è praticamente fermo e in quell'istante si sentono gli spari. Princip ha colto al volo l'occasione, è saltato sul predellino della Graef & Stift e ha fatto fuoco. L'Arciduca è colpito alla gola, sua moglie all'addome. “Ma che succede?”, fa in tempo a dire Sophia prima di perdere i sensi, mentre Francesco Ferdinando, con la voce resa gorgogliante dalla ferita: “Sopherl, Sopherl, non morire! Vivi per i nostri figli!” (Sophrel è un diminutivo affettuoso tipicamente viennese).  

Il conte Harrach, che come guardia del corpo è servito ben poco, domanda ansioso: “Altezza, soffre molto?” “Non è niente, non è niente”, ribatte in un soffio Francesco Ferdinando. Lui e la moglie muoiono prima di giungere all’ospedale…”. (Stralcio del testo scritto da  Carlo Belihar).

Si ringrazia per le indicazioni documentarie e iconografiche il Colonnello Mario Piraino, Storico Militare.

Foto di copertina: Sarajevo 28 giugno 1914, l’arciduca Francesco Ferdinando e la consorte Sofia si avviano all’automobile, poco prima di essere assassinati, da Wikipedia

Foto a corredo dell'articolo: 

La prima pagina del New York Times del 29 giugno 1914.

Logo del Centenario. Commemorazioni Prima Guerra Mondiale 2014/2018.

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