Cefalunews, 1
settembre 2019
L’1 settembre 1939 le
forze tedesche invadevano la Polonia. Infatti, dopo il rifiuto del governo
polacco alla richiesta di Berlino di una striscia di territorio per congiungersi
alla Prussia Orientale, la Germania scatenò la guerra, segnando così l’inizio
del secondo conflitto mondiale.
Il Trattato di Pace di
Versailles aveva suddiviso il territorio tedesco in due parti: la Germania a
ovest e la Prussia Orientale a est, mentre al centro si collocava la
ricostruita Polonia. Uno dei primi obiettivi del Cancelliere Adolf Hitler
salito al potere nel gennaio del 1933, fu quello di unificare le due zone
tedesche. In realtà, attraverso la striscia di territorio (il corridoio di
Danzica), il Führer desiderava collegare mediante una strada, e anche
attraverso una ferrovia, le due parti del Terzo Reich.
Il 31 agosto 1939, truppe germaniche,
travestite con uniformi polacche, effettuarono un assalto nella stazione radio
tedesca di Gleiwitz, nella regione della Slesia e fu il casus belli che
utilizzò Hitler per attaccare la Polonia. Di conseguenza il raid venne
giustificato all’opinione pubblica come una legittima reazione all’aggressione.
L’avanzata tedesca fu rapidissima. Per
invadere la Polonia sia da nord che da sud-ovest, per poi penetrarvi
all’interno, fu messa in atto una tattica militare basata sull’impiego
combinato delle divisioni corazzate e dell’aeronautica, il Blitzkriegl,
ossia la guerra lampo. Verso la metà di settembre quando le regioni occidentali
erano pressoché occupate dai soldati germanici, le truppe sovietiche (in virtù
della clausola segreta del Trattato di non aggressione fra il Reich e
l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), invasero la
Polonia dal versante est. Pertanto, nei primi di ottobre la Germania nazista e
l’URSS avevano già ultimato la suddivisione della Polonia.
La Francia e la Gran
Bretagna che avevano assicurato la loro protezione alla Polonia, non gli rimase
altro che dichiarare guerra al Reich Tedesco, mentre l’Italia sebbene alleata
con la Germania, in un primo momento volle rimanere neutrale. Era così iniziato
il più grande conflitto del XX secolo.
Abbiamo chiesto al Dott. Geol. Donaldo Di
Cristofalo (1) di ricordare quell’infausto giorno del 1° settembre di 80 anni
fa quando la Wehrmacht e la Kriegsmarine attaccarono il presidio dell’esercito
polacco posto nella penisola di Westerplatte e che portò inevitabilmente allo
scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
«Danzica è una bella città polacca sul Baltico, cui si accede
attraverso un porto-canale, alla foce del quale si erge un basso promontorio,
Westerplatte, che sembra fare da sentinella a chi vuole entrare o uscire.
Oggi le belle facciate del Mercato Lungo che si affacciano sulla
Motława richiamano migliaia di pacifici turisti. Ma alle prime luci dell’alba
del 1° di settembre del 1939, dal fortilizio di Westerplatte, la guarnigione
polacca, coi suoi 180 uomini, assistette con stupore al fuoco che i pezzi da
280 mm della corazzata tedesca Schleswig-Holstein, ancorata in rada, aprirono
proprio sul deposito militare.
La vecchia nave di linea tedesca, una pre-dreadnought varata nel
1906, era da alcuni giorni in (finta) visita di cortesia, per smussare gli
attriti che il Fuhrer della Germania, Adolf Hitler, non aveva mancato di
enfatizzare sulla questione di Danzica, il corridoio di sbocco a mare accordato
alla Polonia dalle nazioni vincitrici della 1^ Guerra Mondiale, ma che divideva
la Germania dalla Prussia Orientale.
I 180 di Westerplatte resistettero per una settimana prima di
arrendersi agli oltre 3000 tedeschi che portarono l’attacco dopo il
bombardamento navale. Ma già il 3 settembre questo evento aveva prodotto la
dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Francia e Regno Unito,
sancendo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Nel giro di un mese l’intera Polonia venne occupata da Tedeschi e
Sovietici, questi ultimi intervenuti il 17 settembre per spartirsi la nazione.
Quando il 7 settembre Westerplatte si arrese, i Polacchi contarono
circa 80 tra morti e feriti, i Tedeschi si stima tra i 200 e i 400.
Per rimanere a queste due nazioni, 6 anni dopo, alla fine del
conflitto (2 settembre 1945), la Polonia avrebbe registrato oltre cinque
milioni e mezzo di vittime, per lo più civili, pari ad oltre il 16% della
popolazione, uno dei dati percentuali più alti tra tutte le nazioni coinvolte
nella guerra.
La Germania avrebbe pagato un prezzo più alto in valore assoluto,
con circa sette milioni e mezzo di vittime, in maggioranza militari, ma pari al
9,5% della popolazione, un dato percentuale ben più basso di quello della
Polonia, ma pur sempre una sorta di decimazione.
L’Italia se la cavò con meno di 500.000 morti, circa l’1% della
popolazione».
(1) Donaldo Di Cristofalo: Geologo, vive e lavora a Termini Imerese (PA). Ha cominciato a volare con gli ultraleggeri per poi transitare in Aviazione Generale, prendendo il “brevetto” di II grado all’Aero Club di Palermo e mantenendolo in attività per cinque anni circa. Dopo, vittima come tanti degli insostenibili costi… Adesso si accontenta di qualche sporadico volo in ULM, di divorare riviste e libri e di frequentare, ovunque possibile, manifestazioni aeree. (www.vocidihangar.it)
Foto a corredo dell’articolo: dal web, il cannoneggiamento della corazzata
Schleswig-Holstein ai danni della piazzaforte di Westerplatte, il 1° settembre
1939.
Giuseppe Longo
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