Cefalunews, 13 settembre 2017
Nella
notte tra il 13 e il 14 settembre 1942 dopo un intenso bombardamento aereo
inglese, iniziava l’Operazione Daffodil-Agreement: un’incursione dei Commando
della Royal Marines in Cirenaica nel tentativo di sabotare le retrovie
italo-tedesche, in particolar modo le difese costiere e l’importante base
navale fortificata di Tobruk.
In
realtà, l’audace colpo di mano faceva parte delle quattro azioni articolate
inserite nell’Operazione Agreement, e chiamate in codice – “Operazione Snowdrop”,
“Operazione Hyacinth”, “Operazione Tulip”, e la già menzionata “Operazione
Daffodil” – che avrebbero dovuto colpire e distruggere le basi aeronavali, le
rimesse, i depositi carburanti, le installazioni militari e portuali dell’Asse
in Africa Settentrionale – Le località coinvolte nelle operazioni furono
rispettivamente: Bengasi e Barce (14 settembre), l’Oasi di Gialo (1) 15 settembre, e la città portuale di Tobruk.
L’Operazione
Daffodil, la più importante azione in ordine strategico, fu sventata grazie
alla pronta reazione del naviglio ausiliario della Regia Marina, ancorato nel
porto libico ed anche per il tempestivo intervento della sorveglianza presente
nella piazzaforte (2).
E’
bene segnalare che i militari dell’Asse che contrastarono lo sbarco inglese non
appartenevano a formazioni di prima linea. Inoltre i due battaglioni tedeschi di formazione, arrivarono in soccorso a Tobruk
alle ore 9 del mattino ad azione già terminata.
Con
l’Operazione Daffodil, gli inglesi ancora una volta subirono un duro colpo. Nel
fallito raid consumato sia a oriente che a occidente di Tobruk, molti furono i
militari inglesi fatti prigionieri e numerosi i mezzi da sbarco britannici
catturati.
Tuttavia, ad aggravare la disfatta fu
l’affondamento di un incrociatore e due cacciatorpediniere, della Royal Navy.
Infatti, le unità navali inglesi, in ausilio all’operazione Daffodil, furono
presi di mira dalle artiglierie costiere e dai reparti aerei della Regia
Aeronautica congiuntamente a quelli della Luftwaffe, giunti in sostegno alle
forze terrestri sin dalle prime luci dell’alba.
Tra i
molti protagonisti della difesa di Tobruk: piazzaforte al comando
dell’ammiraglio Giuseppe Lombardi, vogliamo qui ricordare il Reparto Comando
battaglione San Marco, composto esclusivamente da personale amministrativo che
brillantemente contrattaccarono energicamente i Commando inglesi.
Abbiamo
chiesto allo storico navale Virginio Trucco (3) di parlarci del fallito assalto britannico contro la base navale
italo-tedesca di Tobruk, nel Mediterraneo, e che ebbe come esito finale la
netta vittoria italiana, tanto da passare alla storia come la “Dieppe
africana”.
«Nei primi di agosto del 1942 i comandi britannici del Medio
Oriente, prepararono un piano per diminuire la pressione da parte delle forze
dell’Asse. Il piano concepito dal tenente colonnello John Edward Haselden,
comandante dei Long Range Desert Group, prese il nome di Operazione Agreement e
si basava su una complessa serie di operazioni destinate a provocare confusione
nelle retrovie del fronte, l’operazione principale prese il nome di Daffodil e
prevedeva lo sbarco e l’occupazione per 24 ore di Tobruck al fine di
distruggerne le installazioni portuali, i depositi e le officine, così che i
rifornimenti per le truppe dell’Asse avrebbero dovuto essere sbarcati nel porto
di Bengasi più arretrato di 260mg. Le uniche perplessità al piano furono
espresse dal comandante della Mediterranean Fleet, ammiraglio Henry Harwood,
che si rendeva conto che senza copertura aerea, le unità destinate allo sbarco
e la loro scorta potevano facilmente essere distrutte, ma visto che i risultati
dell’azione sarebbero stati tali da giustificare i rischi si decise di dare il
via all’operazione.
A trasportare la forza da sbarco, furono destinati due gruppi
navali, denominati Forza A e Forza C. La Forza A era composta da due
cacciatorpediniere della classe Tribal, la “Sikh” e lo “Zulu”, che dovevano
trasportare 380 Marine più un distaccamento di artiglieria contraerea ed una
sezione della 295^ compagnia campale del Genio, ogni caccia trasportava in
coperta 6 barconi a motore e 9 da rimorchio.
Il comando della forza fu affidato al CV John Aldrich
Micklethwait. La Forza C era composta da 16 motosiluranti della 10^ e 15^
Flottiglia e tre motolance, le 19 unità trasportavano circa 200 uomini, al
comando della Forza C fu posto il CF J.F. Blackburn. Era inoltre previsto che
un reperto raggiungesse Tobruch via terra, questo fu denominato Forza B ed era
composto da 83 uomini su 18 camion (camuffati con i colori dell’Afrikakorps),
ed era costituito da unità delle ISS, un distaccamento di segnalatori e uno
sanitario e uomini del Long Range Desert Group che avevano il compito di
guidare la colonna.
L’operazione fu fissata per il 14 settembre al fine di
sfruttare l’assenza della luna. Il piano prevedeva che la forza B occupasse
Marsa Sciausc per agevolare lo sbarco della Forza C con segnali luminosi e poi
distruggere le 2 batterie antinave (una dell’Esercito ed una della Marina)
poste sul costone meridionale della penisola di Tobruck. Gli uomini della Forza
C dovevano sbarcare all’interno della rada e ridirigersi a Sud per occupare
l’abitato ed il Porto.
Nello stesso Tempo la Forza A doveva sbarcare gli uomini sul
costone settentrionale della penisola, lo sbarco doveva avvenire in due fasi ed
essere ultimato verso le 03.00, i reparti da sbarco dopo aver distrutto le
batterie costiere doveva dirigere su Tobruck per congiungersi con gli uomini
delle forze B e C.
La RAF doveva effettuare una serie di bombardamenti dalle
21.00 del 13 alle 03.00 del 14 al fine di distogliere l’attenzione dalle zone
di sbarco ed aumentare la confusione nell’area, a questo furono destinati 91
aerei fra bimotori Wellington e B-24 Liberator. La Forza C salpò da Alessandria
alle 18.00 del 12 settembre e diresse verso Tobruck tenendosi sotto costa, la
Forza A lasciò Haifa alle 18.00 del 12 settembre.
Da Porto Said alle 19.45 del 12 salpò la Forza D composta
dall’incrociatore contraereo “Coventry” scortato da 4 cacciatorpediniere classe
Hunt, che doveva fornire protezione e appoggio navale all’operazione, le Forze
A e D si congiunsero alle 5.45 del 13 settembre, mentre un secondo gruppo di 4
cacciatorpediniere salpò da Alessandria alle 9.25 del 13 settembre per
congiungersi con le due forze a Nord della baia di Abukir, da qui tutta la
formazione proseguì verso Ovest zizzagando alla velocità di 25 nodi.
Al calar della notte i due caccia della Forza A lasciarono la
formazione e diressero verso Tobruck alla velocità di 30 nodi, la Forza D
rimase ad incrociare al largo di Marsa Matruch con il compito di fornire
protezione navale e rientrare alle proprie basi il mattino successivo allo
sbarco.
Al tramonto del giorno 13 gli uomini della forza B,
approfittando che viaggiavano con camion camuffati ed alcuni di loro
indossavano divise tedesche, fermarono un autocarro con a bordo 6 militari
della Regia Aereonautica ed un operaio civile, dopo averli interrogati ed
essersi impossessati del mezzo li fucilarono, solo due avieri di cui uno ferito
riuscirono a salvarsi fingendosi morti e riuscirono a rientrare ad El Aden.
Dopo aver ripreso la marcia, approfittando dell’attacco aereo
alle 21.30 entrarono nel perimetro difensivo di Tobruck, separatisi iniziarono
a colpire i capannoni ed i capisaldi che incontravano con bombe a mano,
raggiunta Marsa Sciausc lanciarono verso il mare i previsti segnali ad indicare
che la via per Tobruck era libera.
All’inizio del bombardamento il comandante del porto di
Tobruck, CV D’Aloja mettendo in relazione l’attacco aereo con la segnalazione
della presenza di un sommergibile nemico nelle vicinanze della baia, ritenne
che vi fossero le condizioni per azioni di Commando contro il porto, ordinò ai
posti di vedetta ed alle motozattere di intensificare la vigilanza.
Alle 01.05 del 14 fu intercettata la comunicazione di un
cacciatorpediniere che comunicava di essere sul punto stabilito per l’inizio
delle operazioni. Dopo aver dato il via libera alla Forza C, gli uomini della
Forza B raggiunsero le spiagge meridionali di Tobruck e riuscirono a
impadronirsi di una batteria antisbarco dell’esercito, posta sul ciglio
occidentale di Marsa Sciausc, il personale della batteria fu in gran parte
sopraffatto, solo un ufficiale e due soldati riuscirono ad allontanarsi e
raggiunta una batteria vicina a dare l’allarme per telefono.
Nella sede del Comando Marina Libia l’ammiraglio Giuseppe
Lombardi coadiuvato dal CV Temistocle D’Aloja e dal colonello Battaglia
iniziarono ad impartire gli ordini per il contrasto dell’azione, subito si
inviò tramite autocarri il nucleo comando del Battaglione S. Marco a Marsa
Sciausc per arginare l’infiltrazione e riconquistare la batteria da 105mm,
costituirono poi una compagnia di difesa mobile composta da 40 marinai, 40
CC.RR. e 30 marinai tedeschi presentatisi per prendere ordini, aumentarono la
vigilanza delle banchine del porto e dei punti sensibili della base utilizzando
marinai imbarcati e militari della P.A.O. richiamarono 120 marinai del
battaglione S. Marco dagli acquartieramenti decentrati e li tennero pronti su
autocarri a disposizione del comando, misero in stato di allerta tutto il
naviglio presente a Tobruck.
Dopo aver conquistato la batteria dell’esercito la Forza B
attaccò la batteria S.P.5 della Regia Marina, entrati nel perimetro difensivo,
furono fermati dalla reazione dei serventi dei pezzi che trincerati nelle
piazzole dei cannoni resistettero usando le armi individuali e bombe a mano
sino all’arrivo del reparto del battaglione S. Marco, presi fra due fuochi gli
inglesi si arresero lasciando sul campo 8 caduti fra cui il Ten. Col. Haselden,
10 feriti gravi e 32 prigionieri, della forza B solo 10 uomini riuscirono a
fuggire alla cattura ed a intraprendere la marcia verso El Alamein, solo 6
riuscirono a tornare alle proprie linee.
Una volta libera la batteria iniziò a battere le navi
nemiche. Una volta ricevuto il segnale di via libera, le motosiluranti della
Forza C effettuarono un primo tentavo di sbarco alle 01.00, tentativo che fallì
per la pronta reazione della motozattera MZ733 che assieme alla MZ759 era a
guardia delle ostruzioni d’ingresso alla rada, solo due motosiluranti la MTB
314 e MTB 261 riuscirono a mettere a terra le sezioni imbarcate, la MTB314 si
incagliò sulla costa e non fu possibile liberarla.
Il secondo tentativo alle 3.30 fu fermato dalla reazione
della MZ 756 (al comando dell’Ufficiale Longo) a cui era stato ordinato di
portarsi a Marsa El Baiad e dalle torpediniere “Castore”, “Montanari” e
“Casciano” una motosilurante fu vista allontanarsi con un incendio a bordo, tre
lanciarono i siluri verso bersagli intravisti nella baia ma senza risultati,
alle 5.45 tre motosiluranti tentarono di avvicinarsi a Marsa Sciausc ma
dovettero ritirarsi di fronte al forte fuoco di sbarramento e ricevettero
l’ordine di rientrare ad Alessandria.
Poco prima dell’01.00 del 14 i cacciatorpediniere “Sikh” e
“Zulu”, iniziarono lo sbarco del contingente che trasportavano, lo sbarco fu
subito contrastato dal 2° reggimento contraereo che a 700m dalla riva aprì il
fuoco sui natanti con mitragliatrici e mortai, al sopraggiungere della
compagnia mista di difesa mobile, a cui nella marcia si erano aggiunti 50
CC.RR., riuscirono a fermare il nemico.
Alla fine dello scontro furono contati 58 caduti britannici e 650 prigionieri, da parte dell’Asse si contarono 62 caduti e 119 feriti.
Alle ore 04.00 circa i due cacciatorpediniere, si portarono a
6000m dalla costa per cercare di appoggiare le truppe sbarcate, furono
sottoposti ad una forte reazione delle batterie costiere che li illuminarono
con riflettori e proiettili illuminanti, alle 05.05 uno dei due caccia fu
colpito da una salva di medio calibro e fu visto svilupparsi un incendio a
prua, si trattava del “Sikh” colpito nel deposito munizioni della torre A, poi
esploso con la perdita di tutti i serventi ed il ferimento di molti marinai,
l’unità fu protetta da una cortina fumogena dal “Zulu” e si allontanò
lentamente, alle 5.55 una nuova salva lo colpì a poppa immobilizzandolo, lo
“Zulu” anch’esso ripetutamente colpito tentò il rimorchio, ma il cavo si spezzò
ed essendo ancora inquadrato dalle batterie costiere si allontanò per il
rientro, il “Sikh” con la sala macchine allagata ed il timone fuori uso fu
centrato da una bomba sganciata da un Macchi 200 ed ancora ripetutamente
colpito dalle batterie fu abbandonato dall’equipaggio alle 06.00, alle 6.30 il
caccia “Chrome” iniziò a cannoneggiarlo per accelerarne l’affondamento che
avvenne alle 07.52. dal porto di Tobruck furono fatti uscire 3 dragamine
tedeschi, 5 motozattere e 2 rimorchiatori che recuperarono in mare 468
naufraghi e recuperarono la MTB 314 incagliata e molti barconi usati dalla
Forza A.
All’alba si levarono in volo gli aerei della Regia
Aereonautica, furono utilizzati 21 Macchi 200 (Saetta) armati con bombe da 50
Kg che attaccarono e mitragliarono le unità inglesi in ritirata, il già
danneggiato “Sikh”, affondarono la MTB 312, le motolance ML352 e ML353,
immobilizzarono la MTB308 e danneggiarono le MTB313, 310 e 266, solo un Macchi
rientrò alla base colpito dalla contraerea.
In tutto gli aerei sganciarono 27 bombe ed esplosero 4165
proiettili da 12.7mm, furono fatti intervenire anche 12 SM79 per intercettare
le unità maggiori, ma l’esito della missione fu negativo, in quanto gli aerei
non avvistarono il nemico.
I tedeschi nella giornata del 14 fecero alzare in volo dalle
basi africane e greche un totale di 318 aerei, che impegnarono le navi inglesi
per tutta la giornata causando l’affondamento dell’incrociatore “Coventry”, del
cacciatorpediniere “Zulu” e delle MTB 308 e 310 già danneggiate dagli aerei
italiani.
L’operazione Daffodil terminò alle 07.05 del 15 settembre con
il rientro ad Alessandria delle unità superstiti».
(1) Per l’Oasi di Gialo era prevista un’occupazione temporanea
per “…coprire, via terra, la ritirata delle varie aliquote di sabotatori
impegnati nelle citate operazioni” da Francesco Mattesini – L’Operazione
“Daffodil” nel piano “Agreement” – Ufficio Storico Marina Militare, 2013.
(2) Le forze a disposizione del Comando Piazza di
Tobruk all’inizio dell’incursione erano: un battaglione del reggimento S.
Marco, una compagnia di formazione della R. Marina, reparti del XVIII
battaglione carabinieri e del V battaglione libico, due battaglioni tedeschi di
formazione (circa 700 uomini complessivamente), oltre alle unità navali. Mario
Montanari “Le operazioni in Africa settentrionale”, Volume 3. Ufficio storico
SME, 1985.
(3) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico
Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando
di navi della Marina Mercantile. Nel 1979, frequenta il corso AUC (Allievo
Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando
servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di Trenitalia
S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale
BETASOM (www.betasom.it).
Testi consultati da Virginio Trucco: L’operazione Daffodil nel piano Agreement; Francesco Mattesini;
Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico Marina Militare marzo 2013.
Foto di copertina: Pattuglia del battaglione “San Marco”, da (www.historicalab.it).
Foto a corredo dell’articolo:
Postazione difensiva costiera sulla rada di Tobruck, da (www.historicalab.it)
Il Sikh nel novembre del 1938, poco dopo l'entrata in servizio, da Wikipedia., da Wikipedia.
Giuseppe Longo
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