Cefalunews, 25 gennaio 2022
Nella
notte tra il 18 e il 19 luglio di centodieci anni fa in piena guerra
italo-turca, le torpediniere d’alto mare: Astore,
Centauro, Climene, Perseo e Spica, al comando del Capitano di
Vascello, Enrico Millo (1865-1930) violarono lo Stretto dei Dardanelli,
spingendosi in formazione serrata per circa 11 miglia, sino quasi a raggiungere
gli sbarramenti di Costantinopoli.
Durante la ricognizione, al fine di constatare le reazioni della difesa nemica, le imbarcazioni della Regia Marina, per quanto possibile, cercarono di mettere a segno i siluri sulle pesanti navi da guerra ottomane, all’ormeggio nella rada di Nagara.
La sortita, però, fu sventata dai forti di sorveglianza ottomani, poiché durante la notte, all’imbocco dello stretto, intercettarono la torpediniera Astore, l’ultima in linea di battaglia.
Tuttavia, la penetrazione lungo la costa europea dei Dardanelli continuò, e nel corso della missione, dopo l’incaglio dello Spica (a capo della formazione navale e in seguito al suo ripristino), la 3a squadriglia italiana, sfidando nei due sensi l’intenso fuoco delle batterie turche, e schivando ogni sorta di ostacoli retali, compresi i tratti di mare minati, riuscì a ricongiungersi alle navi appoggio: Vettor Pisani, Nembo e Borea, che stazionavano in mare aperto, nell’Egeo.
Le siluranti, durante la rischiosa
attraversata non riportarono danni significativi, pertanto insieme alla scorta,
fecero tutti quanti ritorno alla base italiana di Lero, nel Dodecaneso
italiano.
Tra
questi coraggiosi argonauti ci fu anche il termitano Agostino Longo (1889-1967)
(1) cannoniere scelto, imbarcato sul
Climene. Il nostro, all’epoca del
raid dei Dardanelli, doveva ancora compiere 23 anni. Insieme a lui, faceva
parte del personale di bordo il seguente equipaggio che noi qui trascriviamo
integralmente con la rispettiva gerarchia e le relative località di provenienza:
STATO MAGGIORE
Primo
Tenente di vascello, Carlo Fenzi,
comandante (Firenze)
Tenente
di vascello, Luigi Montella
(Otranto)
Sottotenente
di vascello, Arturo Luzzi (Reggio
Calabria)
Tenente
macchinista, Chillemi Carmelo
(Catania)
EQUIPAGGIO
Marinari scelti: Ermanno Piccoli (Fano); Antonio Vianello (Pellestrina); Pietro Accame (Pietra Ligure).
Marinari: Giacomo Vernazza (S. Margherita
Ligure); Pietro Palermo (Pozzallo); Gentile Veronesi (Chioggia); Mauro De Pinto (Molfetta); Rosario Almorisi (Salerno);
Capo timoniere di 2a classe: Umberto Giberti (Viareggio).
Timoniere volontario di un anno: Klinger Settimio (Genova).
Timoniere: Giovanni
Battista Pisanelli (Ducenta).
Sotto capo cannoniere: Salvatore Javolello (Benevento).
Cannonieri scelti: Fernando Donati (Pesaro); Agostino Longo (Termini Imerese).
Torpediniere E:
Evangaldo Piccinini (Terruggia)
Secondo capo torpediniere S: Francesco Doria (Napoli).
Torpedinieri
S: Carlo Fuggetta (S. Giovanni
Valdarno); Giuseppe Monaco (Napoli).
Primo macchinista: Raffaele Nappi (Napoli).
Secondo macchinista: Crispo Giovine (Molfetta).
Secondo capo meccanico: Massimiliano Pacinotti (Livorno).
Sotto capi meccanici: Rocco Ninni (Bari); Vincenzo Carrieri (Napoli); Angelo Chiantera (Monopoli).
Sotto capi fuochisti A: Vito Cellamare (Taranto); Vincenzo Mazzola (Alessandria).
Fuochisti scelti A: Luigi Albertella (Pegli); Giovanni Taragna (Torino).
Fuochista A: Giordano Fabbi (Savona).
Fuochisti scelti: Salvatore Marzo (Messina); Vincenzo Buonocore (Ischia).
Fuochisti: Andrea Albini (Voltri); Giuseppe Saia (Palermo); Stefano Camarda (Messina).
Per
la storica scorreria, le bandiere di guerra delle cinque siluranti furono
insignite con la medaglia d’oro dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia (1869 - 1947),
su proposta (2) del Ministro della
Marina l’on. Pasquale Leonardi Cattolica (1854 - 1924).
Le gesta della squadriglia (3) suscitarono tanta ammirazione nei confronti della nostra armata di mare.
In
realtà le imprese eroiche delle cinque “Walkirie”, ebbero maggiore eco di
consenso nell’opinione pubblica, soprattutto attraverso i versi rimati di
Gabriele d’Annunzio (1863 - 1938) con “La canzone dei Dardanelli”, componimento
inserito nel libro di poesie: “Merope. Canti della guerra d'oltremare”.
Il
25 aprile 1913, il giorno di San Marco, nel cortile di Palazzo Ducale a
Venezia, furono consegnate le medaglie d’oro ai componenti delle siluranti del
Raid.
[…]
Le medaglie d’oro vennero conferite per
sottoscrizione pubblica fra i veneziani, sottoscrizione promossa dal comm.
Nicolò Spada. La quota fu fissata a 10 centesimi: così anche le borse più umili
poterono contribuire all’omaggio […] (Cfr. Echi della festa di Venezia per
gli eroi dei Dardanelli). Le decorazioni furono distribuite ai premiati dalla
bimba dell’Ammiraglio Umberto Cagni (1863 - 1932).
Per
quell’evento unico e straordinario, che vide osannati Millo e una schiera di
marinai, circa 1800 alunni delle scuole, accompagnati da tre bande musicali,
cantarono l’inno dei Dardanelli, scritto dal Prof. Ferdinando Galanti, e
musicate dal M° Carmelo Preite.
Per avere un quadro esauriente circa la scheda tecnica della torpediniera d’alto mare Climene (4) protagonista, insieme alle altre quattro siluranti, dell’audace missione nel canale dei Dardanelli, abbiamo interpellato lo storico navale Virginio Trucco (5), invitandolo anche di parlarci pur brevemente della storia tipologica dell’unità su cui fu imbarcato il marinaio Agostino Longo.
La torpediniera Climene
«Prima di parlare della Regia torpediniera
Climene, e bene fare una breve storia di questa tipologia di unità.
Nel 1866 l’ingegnere Whitehead,
migliorando il progetto del capitano di Fregata della K.u.K Marine Luppis,
presentò alla marina austriaca la “torpedine Luppis - Whitehead”, ribattezzata
dall’ammiraglio Saint Bon siluro. La marina austriaca provò ed accetto il mezzo
da utilizzare da postazioni fisse per la difesa costiera. Whitehead continuò a
sviluppare l’arma, vendendone i progetti a tutte le marine europee e non.
Con il miglioramento del siluro,
questo iniziò ad essere imbarcato sulle unità maggiori e nel 1877 la Royal Navy
costruì la prima vera e propria torpediniera, la Lightning piccola unità di 27
tonnellate, una lunghezza di 27m e velocità di 18/19 nodi. Immediatamente i
maggiori paesi europei prima comprarono torpediniere dai cantieri inglesi e poi
avviarono la costruzione in proprio.
Soprattutto in Francia la “Jeune
École” proclamava finita l’era delle grandi navi, soprattutto le corazzate che
sarebbero state facile preda delle torpediniere, cosa che fu confermata dai
successi delle torpediniere giapponesi nei confronti delle navi russe nella
baia di Port Hartur durante il conflitto Russo - Giapponese, inoltre non avendo
bisogno di grandi infrastrutture potevano essere dislocate in qualsiasi
porticciolo, tanto che nella prima decade del 1900 la Marine Nationale arrivò a
schierarne 250.
Intanto le torpediniere continuavano a
crescere in dimensioni e migliorare le proprie prestazioni fino ad arrivare a
unità che potevano operare in alto mare, a tale scopo, data la limitata
autonomia, vennero costruite navi atte a trasportarle e metterle in mare in
vicinanza del nemico. Anche la Regia Marina s’interessò alle torpediniere,
prima acquistandole da cantieri esteri e poi ordinandole a cantieri nazionali.
Il Climene fu una di queste ultime, si
trattava di una torpediniera di alto mare, costruita dal cantiere Pattinson di
Napoli. Impostata nel gennaio del 1908 fu varata il 15 maggio del 1908 ed entrò
in servizio il 16 agosto del 1909, aveva un dislocamento a p.c. di 208.15t,
leggermente inferiore alle altre unità della stessa classe in quanto installava
caldaie alimentate a nafta anziché a carbone.
Le sue dimensioni erano le seguenti,
lunghezza f.t. 51.647m, lunghezza alle pp 50.064m larghezza 5.312m ed un’immersione
di 1.76m. l’apparato motore era composto da 2 caldaie tubolari Thornycroft da
3.225 hp di potenza, che alimentavano 2 motrici alternative verticali a
triplice espansione accoppiate a due eliche Stone a tre pale del diametro di
1.676m, che gli conferivano una velocità di 25 nodi. Una scorta di 42t di nafta
gli permettevano un’autonomia di 1376mg ad una velocità di 8 nodi, che scendeva
a 752mg a 16n e 324 mg a 24n. era armata con tre cannoni da 47/53 e 3 tubi
lancia siluri da 450mm, il suo equipaggio era composto da 3 ufficiali e 32 fra
sottufficiali e marinai.
L’unità era costruita con acciaio
zincato ad alta resistenza, il suo scafo era diviso da 11 paratie stagne, cosa
che gli conferiva una certa robustezza, aveva ottime qualità nautiche che gli
permettevano di operare con ogni tempo, un’ottima manovrabilità anche alle alte
velocità. Inserita nella 3^ squadriglia torpediniere d’alto mare, operò nel Mar
Egeo con compiti di vigilanza e scorta.
Durante la guerra italo-turca partecipò all’impresa dei Dardanelli e la sua bandiera fu decorata con medaglia d’oro al valor militare, partecipò poi all’occupazione delle isole di Scarpanto, Caso, Nisiro, Lero, Calimna e Patmo.
Nell’ottobre del 1915 partecipò al salvataggio dell’esercito Serbo e successivamente prese parte allo sbarramento del canale d’Otranto come posamine. Il 3 novembre 1918 partecipò all’occupazione di Trieste ed il 5 a quella di Pola, esegui compiti di dragamine e pilotaggio convogli, trasferita al comando di Pola continuò a svolgere vari compiti sino al 23 luglio del 1926 data della sua radiazione, successivamente fu inviata alla demolizione».
Note:
(1) Il cannoniere
scelto Agostino Longo, fu decorato della medaglia d’oro, e gratificato con la
somma di 500 lire in titoli di Stato (circa 2000 euro di oggi). Inoltre, come
ci racconta suo nipote (il sig. Mario Longo), suo zio era un uomo schivo e
riservato. Al ritorno dalla vita militare, fu premiato da un apposito Comitato
istituitosi a Termini Imerese che gli offrì in dono un orologio da taschino con
dedica. Attualmente l’orologio è conservato gelosamente a casa degli eredi.
Agostino Longo fu Francesco, e Carmela La Mantia, nacque a Termini Imerese in Vicolo Mori. Dopo aver terminato il servizio militare esercitò il mestiere di falegname. Si trasferì nella nuova casa sita in Piazzetta Geraci, acquistata con una parte dei proventi del premio in denaro. Sposò Antonia Purpura da cui ebbe due figli, Francesco e Carmelina.
(2) Testo della relazione dell’onorevole
Ministro a Sua Maestà il Re:
«Sire,
Nella notte dal 18 al 19 ultimo scorso una squadriglia di
siluranti composta dalle torpediniere d'alto mare Spica, Climene, Centauro,
Astore e Perseo, al comando del capitano di vascello Enrico Millo, penetrava
nei Dardanelli per constatare le reali condizioni della difesa e silurare
possibilmente la squadra turca ancorata nel seno di Nagara.
La squadriglia, scoperta all’entrata,
si portava fino alla stretta di Chanak, quivi avvistava le navi nemiche e
retrocedeva solo quando l’ulteriore avanzata avrebbe rappresentato un sicuro ma
vano sacrificio. Illuminata, come di pieno giorno, da potenti proiettori,
percorreva sempre in fila serrata il canale nei due sensi e ritornava quasi
immune da danni, pur fatta bersaglio per circa due ore dalle innumerevoli
artiglierie postate sulle rive, dopo aver superato ostacoli e zone minate.
Sire,
Il freddo ardire del duce, la balda
valentia dei comandanti, la mirabile bravura dei dipendenti, fuse insieme in
uno sforzo concorde animato dal più profondo sentimento del dovere,
costituiscono un fulgido esempio di virtù militari che è doveroso premiare in
maniera collettiva, che tale sia ambìto compenso per tutti quanti, stando sulle
siluranti predette, parteciparono all’ardua impresa.
Mi onoro pertanto sottoporre alla
sanzione della M.V. la proposta di decorare della medaglia d’oro al valor
militare le cinque gloriose bandiere di combattimento che sventolarono su
Dardanelli nella notte dell’eroico cimento».
(3) Comunicato ufficiale dell’Agenzia Stefani in data 20 luglio 1912 alle ore 14.10, e comunicato dell’Ammiraglio Leone Viale (1851 - 1918) all’Agenzia Stefani in data del 21 luglio 1912.
Agenzia Stefani del 20 luglio 1912
«(Ufficiale). In seguito alle
reiterate insistenti informazioni pervenute al Comando in Capo delle Forze
Navali, accennati alla intenzione delle flotta turca di tentare una sorpresa
contro le nostre navi in Egeo, fu ordinato negli scorsi giorni di intensificare
e spingere al nord le linee di crociera delle nostre siluranti.
Una squadriglia di torpediniere, forse
inseguendo siluranti nemiche o per scopo di ricognizione, si spingeva con
mirabile ardimento e con ordine perfetto entro i Dardanelli, giungendo
inosservata fin quasi a Gianak per circa venti chilometri.
Scoperta da numerosi proiettori e
fatta segno di nutrito fuoco incrociato dai molti forti delle due sponde,
nonché dalla moschetteria e dalle mitragliere, si spingeva ancora avanti,
finchè - constatato che la squadra nemica era in piena efficienza difensiva e
protetta da ostruzioni in cavo di acciaio - decise ritirarsi constatando
l’assoluta impossibilità di eseguire un attacco alle navi ancorate.
Tale ritirata si eseguiva in ordine
perfetto sempre sotto il fuoco vivissimo di tutti i forti dei Dardanelli e
delle navi ormai messe in allarme. E la squadriglia italiana al completo
riguadagnava l’Egeo senza che le siluranti nemiche osassero neanche inseguirla.
Grazie alla perizia marinaresca e
militare, alle saggie disposizioni prese, e grazie alla scarsa precisione del
tiro nemico, le nostre torpediniere riuscirono assolutamente incolumi nel
personale e nel materiale.
In tal modo poteva compiersi una audacissima ricognizione che ridonda ad onore della regia Marina ed è prova mirabile dell’abilità e dell’audacia dei Comandanti, della disciplina e del sangue freddo degli equipaggi».
Il rapporto Viale
L’Agenzia
Stefani comunica in data del 21:
ROMA
21 - Il vice-ammiraglio Viale radiotelegrafa dalla R.N. «Regina Elena» in data
di ieri.
«A mezzanotte tra il 18 e il 19, la
squadriglia di siluranti composta dalle torpediniere «Spica», «Centauro»,
«Astore», «Climene», e «Perseo», riusciva ad entrare di sorpresa
nell’imboccatura dei Dardanelli. La torpediniera «Astore», ultima della
formazione, veniva poco dopo scoperta e subito le batterie di entrambe le rive
aprivano il fuoco su di essa.
Le stazioni di vedetta disseminate a
breve distanza lungo la costa si trasmettevano dall’una all’altra i segnali di
allarme, sì che la squadriglia delle nostre torpediniere rimaneva sempre e
successivamente illuminata da circa dodici proiettori, ma proseguiva
arditamente la sua rotta, in formazione serrata, alla velocità di vent’un nodi,
tenendosi vicinissima alla costa europea.
Giunta presso Kilid Bahr, mentre il
fuoco si faceva più intenso, la torpediniera «Spica», che teneva la testa della
formazione, urtava contro un cavo d’acciaio. Liberatasi da questo, proseguiva
ancora, ma tosto si impigliava in un altro cavo, dal quale, mettendo a tutta
forza, riusciva anche a liberarsi.
Al di là di Kilid Bahr-Cianak, lo
specchio d’acqua era completamente ed intensamente illuminato dai proiettori
della costa e delle navi e battuto dal tiro nutritissimo delle artiglierie di
terra e della squadra. Il mobile incrociarsi dei numerosi fasci proiettori
rendeva impossibile identificare le navi e meno ancora il loro orientamento
approssimato.
Il comandante Millo pertanto ritenne
vano tentare in questa condizioni un attacco, che avrebbe prodotto alla maggior
parte delle nostre siluranti sicure perdite. D’altronde giudicando pienamente
riuscita la ricognizione, dispose per il ritorno della squadriglia che fu
eseguito con lo stesso ordine, la stessa calma e la stessa abilità che hanno
caratterizzato tutta questa azione, sebbene il tiro delle batterie turche che
la ha accompagnata fino al Capo Helles, fosse divenuto ancora più intenso. Le
nostre torpediniere non hanno riportato che avarie insignificanti.
Il contegno del Comandante, degli ufficiali e degli equipaggi per abilità, valore e disciplina fu superiore ad ogni elogio».
(4) Il Climene, insieme alle siluranti: Astore, Centauro e Perseo appartenevano alla Classe “Pegaso”, mentre la torpediniera Spica, faceva parte della classe “Sirio”.
(5) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979,frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Già dipendente di Trenitalia S.p.A. lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).
Bibliografia e sitografia:
Gabriele d'Annunzio, Merope,
Milano, Fratelli Treves, 1912.
Rivista Nautica Italia Navale, Anno
XXI - Volume XXI 1912.
AA.VV., “L'Italia a Tripoli. Storia degli avvenimenti
della Guerra italo-turca”, Società Editoriale Milanese, 1912.
AA.VV. Album ricordo
Dardanelli 18-19 Luglio 1912, Macchi, 1913.
Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, Numero 98, 26
Aprile 1913.
Illustrazione Popolare. Giornale delle
Famiglie.
“Echi della festa di Venezia per gli eroi dei Dardanelli”, Anno 44 n. 23, 8
maggio 1913. F.lli Treves Editori, Milano.
AA.VV.,
“Enciclopedia Militare”,
Milano, Il Popolo d'Italia - Istituto editoriale scientifico, 1927-1933.
Fratelli Treves,
“La formazione dell'Impero
Coloniale Italiano”, Milano, F.lli Treves
Editori, 1938.
Renzo Sertoli Salis,
“Le isole italiane dell'Egeo
dall'occupazione alla sovranità”, Roma,
Vittoriano, 1939.
Federica Saini Fasanotti,
“Libia 1922-1931 le operazioni
militari italiane”, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito,
Ufficio storico, 2012.
Giuseppe
Longo
2021, “La guerra italo-turca. Le torpediniere italiane forzano i Dardanelli”,
Cefalùnews, 20 dicembre.
Si ringrazia Angelo Casà
dell’Archeoclub d’Italia Himera di Termini Imerese per il materiale fotografico
inerente il cannoniere scelto Agostino Longo, e le Torpediniere d’alto mare
Astore, Centauro, Climene, Perseo e Spica.
Si
ringrazia la Prof.ssa Rosa Lo
Bianco, Presidente dell’Archeoclub d’Italia Himera, Termini
Imerese.
Si
ringrazia per il gentile e fondamentale contributo, il sig. Mario Longo, nipote
del cannoniere scelto Agostino Longo.
Foto di copertina: La squadriglia delle torpediniere che eroicamente sforzarono i Dardanelli. Tratte dall’Album ricordo Dardanelli 18-19 Luglio 1912.
Foto a corredo dell'articolo: Il cannoniere scelto Agostino Longo.
Un gruppo dell’equipaggio della R. Torpediniera “Climene”.
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