Cefalunews, 3 agosto 2022
L’Inghilterra fu la prima Nazione a costituire un Ministero
dell’Aeronautica (Ministero dell’Aria). Il Dicastero fu istituito il 2 gennaio
del 1918. Il suo primo ministro fu lord Rothermere (1868 - 1940). Tuttavia, il
1 aprile dello stesso anno era già stata formata la Royal Air Force (RAF) con
la fusione della Royal Flying Corps (RFC) dell’Esercito, e del Royal Naval Air
Service (RNAS) dell’Ammiragliato.
Negli anni che vanno dal 1923 al 1932, si assistette a un progressivo e lento sviluppo della RAF, sia in uomini e sia in materiali. Col riarmo tedesco e delle altre nazioni la produzione inglese fu notevolmente sviluppata. Si puntò soprattutto a migliorare la qualità dei velivoli.
Il riordino dell’apparato militare della Forza Aerea Reale avvenuto nel 1936, portò alla costituzione di un Comando caccia, di un Comando bombardieri e di un Comando costiero. Mentre la Fleet Air Arm, la componente aerea della Royal Navy, rimase di per sé separata e autonoma dalla RAF. In realtà, le forze aeree furono ripartite in: Unità metropolitane, Unità d’oltremare e Unità per la Marina.
Allo scoppio delle ostilità l’autorità
responsabile dell’aeronautica militare e civile fu il “Ministero dell’Aria”,
aiutato da un “Consiglio dell’Aria”. Il comandante in capo della RAF fu Re
Giorgio VI del Regno Unito e per sua delega il Capo di Stato Maggiore. La
diversificata tipologia aerea assegnata ai reparti dislocati nei territori europei
fu la seguente:
La
Royal Air Force e il Bombardamento:
Handley Page “Harrow”, Fairrey “Battle”,
Bristol “Blenheim”, Handley Page “Hampden”, Vichers “Wellington”.
Caccia
Hawker “Fury”, Gloster “Gauntlet”, Gloster
“Gladiator”, Hawker “Hurricane”, Supermarine “Spitfire”.
Siluranti
Vicker “Wildebeest”, Fairey “Swordfisch”.
E’ indubbio che le responsabilità operative della RAF nel Mediterraneo furono alquanto complesse. Si svolsero ad ampio respiro e su un’estesa aerea d’azione che comprendeva l’appoggio alle operazioni terrestri.
Poi, nella notte tra l’11 e il 12 luglio, venne effettuata un’altra azione. I paracadutisti, furono lanciati sulle alture di Farello a est di Gela, per prendere il controllo dell’Aeroporto di Ponte Olivo. Tuttavia, la manovra che avrebbe dovuto sostenere e rinforzare le linee della 1a divisione fanteria, si tramutò in un tragico fallimento.
In realtà, la forza d’appoggio statunitense
(che venne in larga parte scompaginata) era formata da parà del I e II
Battaglione del 504° Reggimento. Con l’ausilio di un battaglione pionieri e un gruppo
di artiglieria. I soldati a stelle e strisce per raggiungere il territorio
gelese, si erano imbarcati su bimotori C-47, decollati dal Nord Africa.
Per ciò che riguarda lo Sbarco in Sicilia, e in particolar modo gli aerei anglo-americani (produzione britannica), partecipanti all’Operazione Husky, secondo quanto ci riporta la pubblicazione dal titolo: “Museo dello sbarco Alleato in Sicilia”, a cura della Provincia Regionale di Catania (2012), furono: «Supermarine “Spitfire”, Bristol “Beaufighter”, De Havilland “Mosquito”, Vickers “Wellington”, e Taylorcraft “Auster”».
Abbiamo chiesto al Dott. Geol. Donaldo Di
Cristofalo (1) del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni
militari” di parlarci La Royal Air Force nell’ambito dell’Operazione Husky.
«Per
quella che all’epoca sarebbe stata la più grande operazione di sbarco di tutti
i tempi. Gli Alleati predisposero un apparato militare di straordinaria
potenza. Per quanto riguarda le forze aeree, contava non meno di 5.000
aeromobili, di cui 3.000 da combattimento e 500 alianti da assalto. Al
comando unificato del Maresciallo Sir Arthur Tedder (Mediterranean Air
Command). Da lui dipendevano il Quartier Generale aereo, basato a Malta, il
Middle East Command, che mise a disposizione 5 gruppi da bombardamento su B-24
Liberator,. E la Northwest African Air Force, che costituiva la massa di
attacco aereo, sotto tutti gli aspetti: caccia, attacco, ricognizione,
trasporto (lancio paracadutisti e traino alianti).
Il
Regno Unito (RAF Fleet Air Arm, ma anche Canada, Sudafrica e Australia)
contribuiva per circa il 40% delle forze aeree in campo, con 18 Wings suddivisi
in una ottantina di Squadrons.
Per quanto riguarda la caccia vennero impiegati Hawker Hurricane,
Supermarine Spitfire e americani Curtiss P-40 Kittyhawk e Warhawk.
Il bombardamento (ma anche il mitragliamento), sia tattico che d’area, era affidato a Bristol Blenheim, Vickers Wellington, Bristol Beaufighter e minori aliquote di altri tipi. Per la ricognizione i Britannici fecero ricorso a propri modelli, quali Spitfire e De Havilland Mosquito, ma anche ad americani North American Mustang. Considerato che l’aviazione alleata, non diversamente da quella dell’Asse, poteva disporre solo di una percentuale dei velivoli in dotazione. Per effetto dei cicli di manutenzione, dei malfunzionamenti, o per altri motivi.
Deve ritenersi che la RAF, assieme a Fleet Air Arm, RAAF, RCAF, SAAF e una piccola componente francese. Attaccarono materialmente la Sicilia con un migliaio di aerei da combattimento. determinando assieme agli Americani la quasi subitanea acquisizione della superiorità aerea, facilitata dalla vicinanza delle basi di partenza (nord Africa e Malta), che consentiva elevati ratei di missione. Non mancarono azioni di contrasto da parte della Regia o della Luftwaffe, anche con rimarchevoli successi, ma il dominio aereo degli Alleati costituì un assetto fondamentale per lo sviluppo della Campagna.
Da parte delle Divisioni di Montgomery e
Patton. Mentre di contro le truppe dell’Asse furono costrette a limitare il
dispiegamento tattico, per il concreto rischio di essere colpite dall’alto
prima che dal nemico contrapposto.
Ovviamente,
prima del D-Day, tutte le infrastrutture militari (o di valore militare) della
Sicilia subirono ripetuti attacchi. In modo da ridurne la capacità bellica,
mentre nei giorni successivi allo sbarco divenne preponderante il supporto
diretto alle truppe di terra.
Queste note intendono sintetizzare l’apporto quantitativo delle
forze aeree britanniche ad Husky, mentre ci si riserva con successivi apporti,
di analizzare le operazioni aeree che ne scaturirono».
(1) Geologo, già funzionario presso il Comune
di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato
spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.
Bibliografia e
sitografia:
AA.VV. Rivista Aeronautica. Anno XVI. N. 10, ottobre 1940.
Paolo
Arena, “La Sicilia nella sua storia e nei suoi
problemi”, Palermo 1949
Giorgio
Bocca, “Storia d’Italia nella guerra fascista
1940-1943, Bari, 1969.
Giorgio
Bonacina, “Comando Bombardieri – Operazione Europa”,
Milano, 1975.
Jon
Lake, Halifax Squadrons of World War 2, Combat
Aircraft, vol. 14, Oxford, UK, Osprey Publishing, 1999.
Fabrizio
Carloni, “Gela, luglio 1943”, Storia Militare n. 198,
marzo 2010.
Pier
Luigi Villari, Husky. 10 luglio 1943. I militari italiani e
la difesa della Sicilia. Roma. IBN 2010.
Alberto
Moscuzza “I combattimenti del ponte sull’Anapo”
Ass. Culturale Lamba Doria, Siracusa, 2013.
Alessandro
Bellomo, “1943 Il martirio di un’isola”, 2016.
Giuseppe
Longo, “Pagine
sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese”,
Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.), Palermo, 2021.
Giuseppe
Longo 2022, “La Regia Aeronautica al 10 giugno
1940 (l’Italia entra in guerra)”, Cefalunews, 25 maggio.
Giuseppe
Longo 2022, “La Regia Aeronautica in Sicilia
alla vigilia dello sbarco degli Alleati (9 luglio 1943)”, Cefalunews, 16
giugno.
Giuseppe
Longo 2022, “L’aviazione tedesca in Sicilia
alla vigilia dello sbarco degli Alleati”, Cefalunews, 8 luglio.
https://www.britannica.com/topic/The-Royal-Air-Force
Foto
di copertina: Supermarine Spitfire Mark Is of No. 610
Squadron based at Biggin Hill, flying in ‘vic’ formation, 24 July 1940. Da www.iwm.org.uk
Ph. Vickers Wellington Mk IC bombers 149 Squadron, Agosto? 1940.
Da www.iwm.org.uk.
Giuseppe Longo
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