La folla applaude la proclamazione di guerra alla Russia
annunciata dal Kaiser, Berlino, 1° agosto 1914 |
Il
28 luglio di cento anni fa con la dichiarazione di guerra dell’Impero Austro -
Ungarico alla Serbia, ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale (1). Il giorno
seguente, attraverso il gioco delle alleanze, la Russia procedette subito a
mobilitare i propri militari lungo il confine tedesco. La mobilitazione delle
truppe zariste fu interpretata dal governo germanico come un atto di ostilità.
Pertanto, la Germania, dopo un ultimatum inviato alla Russia (31 luglio) che
imponeva la cessazione dei preparativi militari lungo sue frontiere; non
ricevendo nessuna risposta, a ventiquattro ore dall’intimazione, dichiarò a sua
volta lo stato di guerra. Sempre lo stesso giorno (1 agosto) la Francia, legata
alla Russia in virtù di un’alleanza militare, mobilitò anche il suo esercito; di
conseguenza, la Germania replicò con un ultimatum e successivamente con la
dichiarazione di guerra alla Francia. L’atto di guerra al governo francese fu
comunicato alle ore 18.15 del 3 agosto 1914. Nei giorni a seguire altre nazioni
furono coinvolte in questa immane tragedia. Il governo italiano, guidato dal Presidente
del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia Antonio Salandra si dichiarò neutrale
(2) fino al 24 maggio 1915. Iniziava così
la Grande Guerra.
(1)
Vedi articolo in questa Testata giornalistica “Verso il 100° anniversario della
I Guerra Mondiale”.
(2) “Come
sappiamo, la Prima Guerra Mondiale ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la
dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia, in
seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este,
avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, e si concluse oltre quattro anni dopo, il
giorno 11 novembre 1918. Il governo italiano di Salandra e Giolitti, scelse in
un primo tempo di restare neutrale. Ma, dove la politica temporeggiava e
trattava con l’Austria (con l’assistenza dell’ambasciatore tedesco in Italia)
la improbabile concessione dei territori italiani irredenti, gli italiani che
non avevano dimenticato le aspirazioni risorgimentali, si apprestavano a
combattere la “quarta guerra d’indipendenza” sotto la bandiera della Legione
straniera francese. Le prime operazioni militari del conflitto videro la
fulminea avanzata dell'esercito tedesco in Belgio, Lussemburgo e nel nord della
Francia, azione fermata però dagli anglo-francesi nel corso della prima
battaglia della Marna nel settembre 1914. Il contemporaneo attacco dei russi da
est infranse le speranze della Germania che sperava di intraprendere una guerra
breve e vittoriosa. Il conflitto degenerò in una logorante guerra di trincea
che si replicò su tutti i fronti e perdurò fino al termine delle ostilità. E’
vero che allo scoppio del conflitto, seguito all’attentato di Sarajevo del 28
giugno 1914, l’Italia dichiarò la propria neutralità, ma, moltissimi furono gli
italiani che decisero comunque di partecipare alla guerra. Tra questi, a quanto
pare, ci sarebbe stato anche un termitano, un certo La Mantia Giuseppe, nato a
Termini Imerese il 9 aprile 1892 e deceduto (secondo i registri dell'anagrafe)
il 20 maggio 1915. Secondo il canonico Rocco Cusimano, il La Mantia sarebbe
morto a causa delle ferite contratte in guerra, così recita l'iscrizione
sepolcrale posta al cimitero di Termini Imerese. Ma quale guerra se l’Italia
entra in conflitto soltanto il 24 maggio 1915? E quindi, è logico pensare che
il La Mantia sia stato un combattente “garibaldino”, cioè uno di quelli che si
offrirono volontari (in Francia), per combattere le forze austro-tedesche.
Alcune migliaia di questi volontari, ferventi propugnatori dell’epopea
garibaldina, si arruolarono fin da subito nelle file dell’esercito francese,
tra la legione straniera, l’unico corpo nel quale era loro consentito
l’inquadramento. La famiglia Garibaldi, e cioè i figli di Ricciotti Garibaldi, (sette
fratelli in parte già coinvolti nelle lotte per la libertà, guidati dal più grande di loro, Giuseppe
detto Peppino), decisero di formare una “Legione garibaldina” che, animata dai
sentimenti risorgimentali, portasse a compimento la guerra contro gli odiati
eserciti austroungarici. Peppino Garibaldi prese accordi con le autorità
francesi, per raccogliere gli italiani in un corpo unico, traendoli anche dalle
fila della Legione Straniera. In questo modo, la Legione garibaldina venne
costituita, e posta al comando di Peppino Garibaldi che ottenne il grado
iniziale di Tenente colonnello. La Legione garibaldina venne equipaggiata ed
armata dall’Esercito Francese, che pose alcuni suoi ufficiali, in affiancamento
ai comandanti italiani. I volontari vennero inquadrati nella Legione italiana,
e, nel dicembre del 1914, inviati al fronte, nella zona delle Argonne dove si
fecero grande onore. Erano inquadrati in tre battaglioni, per un totale di 53
ufficiali, 153 sottufficiali e circa 3000 soldati: molti di questi, sotto
l’uniforme francese, indossavano la camicia rossa. La Legione garibaldina (nome ufficiale 4e régiment de marche du 1er
étranger) è stata un'unità della Legione straniera francese, composta
interamente da cittadini italiani, che combatté in Francia nella prima guerra
mondiale contro i tedeschi. La Legione italiana fu addestrata in tutta fretta a
Montelimar, Nimes e a Mòntboucher e poi trasferita l'11 novembre a Mailly, dove
il tenente colonnello Peppino Garibaldi assunse formalmente il comando. Impiegata
sul fronte delle Argonne in imprese rischiose e in cruenti assalti alla
baionetta, la Legione, il 26 dicembre 1914, combatté una sanguinosa battaglia a
Belle Etoile, nei pressi di Bois de Bolante, ed i volontari uscirono
vittoriosi. Qui purtroppo perse la vita però un fratello di Peppino, Bruno. La
seconda battaglia della Legione, sempre nelle Argonne, fu combattuta il 5
gennaio 1915 a Four-de-Paris, e la formazione di valorosi volontari italiani si
fece molto onore ma subì gravi perdite tra cui un altro fratello di Peppino,
Costante. Il 6 marzo 1915 la Legione, data la mobilitazione generale in Italia,
venne disciolta, e il IV Reggimento di marcia fu ricondotto al deposito di
Avignone. Tutti i legionari furono poi rispediti in Italia per combattere
contro gli austriaci. Al termine delle operazioni in Francia, la Legione
Garibaldina ebbe 300 morti, 400 feriti e un migliaio di ammalati”.
Si ringrazia per le
indicazioni documentarie e iconografiche il Generale Mario Piraino
Giuseppe Longo
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